Intervista agli autori del libro "Giza - La caduta del dogma"
Qualche giorno fa sulla pagina facebook ho pubblicizzato questo libro che avevo appena messo in wishlist, dopo aver visto la conferenza dei tre autori ed essere rimasto molto colpito. Si tratta di un lavoro molto corposo e multidisciplinare condotto da 3 autori italiani, i quali hanno accettato di farsi intervistare appositamente per questo blog.
Di seguito l' intervista e il video della loro conferenza.
Il lavoro é autoprodotto, se qualche editore fose interessato può contattarli dal loro sito
DURANTE LA VOSTRA CONFERENZA AVETE SOTTOLINEATO LA DIFFERENZA COMPORTAMENTO TRA LE FONTI ESTERE ED IL CIRCUITO ITALIANO. EPPURE SIAMO UN PAESE CHE HA UNO DEI PIU' IMPORTANTI MUSEI DI ANTICHITA' EGIZIE, E TANTI EGITTOLOGI, ANZIANI E GIOVANI. PERCHE' SECONDO VOI NEL NOSTRO PAESE L' EGITTOLOGIA E' COSI' POCO COLLABORATIVA CON GLI AUTORI CHE "AVANZANO DOMANDE"?
Prima di tutto spieghiamo quanto successo. In tutti questi anni, oltre a studiare su libri, riviste, siti internet, musei e altro, abbiamo anche inviato una miriade di mail a persone che ci avrebbero potuto aiutare a capire meglio alcuni argomenti, oppure semplicemente indicare le fonti e/o i libri giusti da consultare. Ebbene, tutte quelle spedite in Italia non hanno nemmeno ricevuto risposta. A dire il vero, tutte tranne una, perché il Museo del Granito di Baveno ci ha risposto ed è stato molto utile. Di contro, abbiamo scritto a enti esteri quali il British Museum, il Centre for Buckinghamshire Studies, la Heidelberg University e molti altri e ogni volta, non solo abbiamo ricevuto risposta, ma anche un aiuto impareggiabile. Addirittura la responsabile del dipartimento Antico Egitto e Sudan del British Museum, quindi non proprio l’ultima arrivata, durante le nostre visite ci ha sempre dedicato il suo tempo. L’ultima volta addirittura una mattinata intera.
Ecco, questa è la situazione che abbiamo vissuto.
Cercare di spiegare i perché di questo ostracismo italico è sinceramente difficile se non impossibile. Semplicemente non sappiamo spiegarcelo. Sta di fatto che purtroppo è una cruda realtà. Certo, noi non siamo “nessuno”, ma non ci sembra assolutamente un buon motivo per non ricevere nemmeno una risposta. E, comunque, eravamo dei signori nessuno anche per il British…
NEL VOSTRO LIBRO AVETE DISCUSSO MOLTISSIMI DEI PUNTI CALDI ED OSTICI CHE RIGUARDANO LE PIRAIDI DI GIZA. QUALE RITENETE ESSERE L' ARGOMENTO CHE AVETE SVISCERATO IN MANIERA PIU' COMPLETA, E CHE AGGIUNGE DI PIU' ALLA RICERCA COSI' DETTA ALTERNATIVA?
Nel libro abbiamo affrontato molti argomenti, cercando di sviscerare e analizzare tutti i punti che, secondo la nostra visione proprio non tornavano.
Quello che certamente può interessare a chi segue la vicenda da tempo, visto le numerose pagine internet dedicate, è il ritrovamento dei marchi di cava da parte del colonnello Vyse nel 1837 e l’analisi della stele del sogno in particolare la famigerata riga 13.
Questi pensiamo possano essere gli argomenti di maggior appeal perché, senza peccare di presunzione, siamo arrivati a mettere la parola fine ad anni di diatribe e di congetture sia da una parte (i difensori della storiografia) che dall’altra (i teorici del complotto).
Ti anticipiamo che volutamente non ci schieriamo a priori, ci siamo resi conto che entrambe le parti in causa portano come frecce al proprio arco prove e tesi assolutamente inconsistenti. Ci abbiamo messo anni a ricostruire quanto accaduto spulciando i documenti originali e arrivando alla fine a risultati davvero eclatanti che ci hanno, spesso, lasciati interdetti.
Altro argomento che ha fatto discutere molto e per molto tempo è l’analisi della Stele dell’Inventario, sembrerebbe tutto chiaro, ma anche su questo argomento basta scavare un pochino nelle fonti e le sorprese ci sono eccome.
Poi lasciacelo dire c’è una parte che sembra marginale nel libro, ma che reputiamo assolutamente fondamentale per capire come ragiona il mondo accademico ed è l’analisi delle cosiddette piramidi satellite di Cheope…
VORREI SENTIRE UN VOSTRO PARERE SU UN ARGOMENTO CHE VIENE SPESSO PRESENTATO COME UNA PROVA DEFINITIVA DELL' ATTRIBUZIONE DELLA PIRAMIDE AL FARAONE CHEOPE: I RITROVAMENTI DEI VILLAGGI DEGLI OPERAI, NONCHE' IL FAMOSO PAPIRO DI MERER.
Per quanto riguarda il villaggio degli operai ci sono da fare alcune considerazioni.
Primo. La sua scoperta ha affossato definitivamente l’idea che i costruttori impegnati sulla Piana di Giza fossero schiavi. E un’ulteriore conferma alle prove scoperte sul campo, ovvero i ritrovamenti di scheletri di lavoratori a cui erano state date cure mediche per fratture, cosa che avrebbe giustamente poco senso nel caso fossero stati degli schiavi.
Secondo. L’esistenza di un villaggio di operai, con tutta la sua complessità, dimostra che sulla Piana di Giza vennero realizzati lavori di costruzione. Non dimostra che gli operai costruirono senza dubbio le piramidi.
Potrebbero aver innalzato altre strutture, quali edifici, strade, piccoli templi intorno a monumenti preesistenti?
Assolutamente sì.
Non c’è nulla che lega la presenza del villaggio direttamente alle piramidi. Lo suppongono gli egittologi perché danno per scontato che un così complesso villaggio e quindi un numero così alto di operai sia servito a una grande opera. Ma se analizziamo gli strumenti (legno, rame, pietra) di cui disponevano gli operai, non meraviglia che anche per fare una piccola piramide, come per esempio una di quelle denominate “satellite”, sia stato necessario un gran numero di operai.
Insomma, dove sta la prova?
Lo stesso discorso va fatto per il Papiro di Merer, ritrovato presso Wadi el-Jarf.
Il papiro attesta che sia avvenuto il trasporto, su imbarcazione, di blocchi di calcare provenienti dalla cava di Tura alla volta di Giza, proprio nei pressi della Grande Piramide, e negli ultimi anni del regno di Cheope. Il fatto che i blocchi di calcare di Tura furono utilizzati per il rivestimento di tutte le piramidi della piana di Giza ha fatto subito gongolare il mondo accademico. Ma nulla viene detto nel papiro per collegare inequivocabilmente quelle pietre al rivestimento della Grande Piramide. Nonostante si possa accettare che gli avvenimenti siano avvenuti al tempo di Cheope, nulla può dimostrare che si stava erigendo proprio la Grande Piramide, e che il fine fosse quello di farne una tomba per Cheope.
Viene supposto dagli egittologi perché, ancora una volta, partono dalle loro ben note convinzioni. Dimenticando che sulla piana esistono altre strutture che ancora oggi evidenziano, anche tra le proprie rovine, lo stesso tipo di pietre di calcare bianco di Tura.
E c’è un altro aspetto molto più rilevante per noi. Il papiro conferma che il trasporto dei massi non poteva avvenire durante tutto l’anno ma soltanto durante il periodo dell’inondazione, che comunemente viene identificato tra luglio e novembre. Un’ulteriore conferma fondamentale, soprattutto in termini di tempistiche costruttive, argomento di enorme rilevanza che è stato pienamente affrontato nel nostro libro.
Insomma, non è sempre così semplice e lineare come ce la vogliono far sembrare.
E questa è appunto la nostra denuncia, a tutto il sistema di informazione riguardo le piramidi. Dobbiamo spogliare la versione ufficiale di ogni ambiguità e di ogni facile conclusione.
Questa è la vera sfida per tutte le ricerche future. Prima di avanzare nuove teorie dobbiamo eliminare le deduzioni superflue, i ragionamenti faziosi, la convinzione di aver già scoperto tutto quello che c’era da scoprire.
IL FAMOSO PROGETTO NOVA, CHE DOVEVA MOSTRARE AL MONDO COME ERA POSSIBILE CREARE LE PIRAMIDI CON TECNICHE DEL' EPOCA, HA MOSTRATO INVECE ESATTAMENTE IL CONTRARIO. VORREI UN VOSTRO COMMENTO SU QUESTO ARGOMENTO, CHE SO AVETE TRATTATO A FONDO.
Il commento è scontato. Basta semplicemente sintetizzare i fatti.
L’esperimento ebbe luogo nel 1991 e rappresentò un tentativo di costruzione di una piramide in miniatura allo scopo di studiare e verificare le tecniche che la storiografia sentenzia furono adottate dagli operai egizi. Ebbene, vennero utilizzati: martelli e strumenti di ferro, scalpelli e leve, camion a pianale, ruspa da cantiere, cavo di ferro, argano.
Dobbiamo davvero continuare a parlarne?
Si deve simulare e verificare le tecniche degli antichi egizi che, a detta della stessa egittologia, disponevano solamente di attrezzi in pietra, legno e rame e che non conoscevano la ruota, e invece viene utilizzata tutta questa tecnologia?
Gli americani direbbero: no way.
Esatto non c’è bisogno di andare oltre. Sebbene nel libro lo abbiamo fatto, proponendo anche direttive ed etica in merito a futuri esperimenti.
NON VOGLIO CHIEDERVI UNO SPOILER PER CHI NON HA ANCORA LETTO IL LIBRO, MA VORREI CHE ANTICIPASTE ALMENO BREVEMENTE SE PER CASO VI SIETE FATTI UNA IDEA DI QUALE POSSA ESSERE LA SOLUZIONE AL MISTERO DI GIZA. NON PARLO SOLO DELLA COSTRUZIONE DELLE PIRAMIDI, MA DI TUTTE LE CONOSCENZE TIPICHE DI QUELLA DINASTIA CHE SEMBRANO COMPARIRE DAL NULLA E POI SCOMPARIRE O COMUNQUE DEGRADARSI.
Che dire di idee ce ne siamo fatte.
Ci teniamo però a precisare che il nostro lavoro non è finalizzato a presentare una nuova teoria. Ci siamo accorti leggendo molti libri che quando un autore vuole promuovere la propria teoria spesso tralascia l’analisi approfondita dei reperti storici, siano essi scritti o archeologici.
Noi con la nostra ricerca abbiamo cercato conferme o smentite a tutto ciò che ci viene da sempre presentato dalla storiografia ufficiale. Analizziamo le prove a supporto di quanto ci viene detto e traiamo le conclusioni.
Prima di fare un salto in avanti ipotizzando cosa possono essere le piramidi e quale possa essere stato il loro scopo è bene mettere in chiaro cosa non sono, senza possibilità di smentita.
Da li poi si parte con una nuova ricerca.
COSA RIMANE ANCORA DA INDAGARE SECONDO VOI SU GIZA? AVETE ALTRI PROGETTI IN SERBO PER I LETTORI SU QUESTO TEMA?
Quando visitammo la Piana di Giza qualche anno fa, la guida ci sorprese molto. Ci disse che sotto quella piana, basterebbe scavare per trovare altra roba. Aggiunse che a un certo punto gli studiosi si sono fermati, forse contenti di quel che avevano già trovato. Che andava bene così.
Inoltre parlava tranquillamente della più che plausibile esistenza della seconda Sfinge, così come la Stele del Sogno, posta tra le zampe del monumento leonino, mostra chiaramente. Sembrava per lui essere una questione scontata.
Tanto che qualche tempo dopo, agli inizi delle nostre ricerche per il libro, ci imbattemmo veramente nell’esistenza di alcune ipotesi in merito a quella notizia, ipotesi che prendevano spunto da alcuni, e alquanto strani, scavi sulla piana di Giza. Alcuni ricercatori indipendenti avevano evidenziato, attraverso ricostruzioni geometriche accurate sulla topografia della piana, che la posizione di quelli scavi avrebbe potuto essere messa in relazione ai monumenti di Giza, esattamente come lo era la Sfinge, solo che in posizione speculare. Esattamente come la Stele del Sogno mostra.
Quell’ipotesi, che qualcuno stesse effettivamente cercando la seconda Sfinge, è rimasta in qualche modo confinata tra le pagine del web, senza mai fornire prove concrete a sostegno, per cui nelle nostre ricerche ha perso via via vigore. Per noi, cosa fondamentale, sono infatti le prove e le ipotesi che resistono al dubbio e che hanno solide fondamenta.
Però, quella porta sulla Seconda Sfinge è sempre là, e un giorno potrebbe riaprirsi, perché no. La nostra attenzione rimane sempre vigile su quelli che possono essere dei nuovi spunti di ricerca, sempre che le fonti siano sufficientemente verificabili. Certo, l’eventualità della Seconda Sfinge aprirebbe scenari molto imbarazzanti per l’egittologia ufficiale. Ma come detto tante volte, rimaniamo con i piedi per terra e non ci lasciamo sedurre dalle teorie sensazionalistiche, se non ci sono prove concrete.
Per continuare, riteniamo che la Grande Piramide possa nascondere altre stanze.
Non parliamo solo di quelle scoperte ultimamente e pubblicati su "Nature" da una collaborazione franco-giapponese che, utilizzando una tecnica di imaging a base di raggi cosmici (i muoni), ha scoperto due spazi vuoti all'interno della piramide di Cheope, e che potrebbero rappresentare vani di camere o tunnel, simili a quelli già conosciuti. Teniamo la situazione sotto osservazione, e archiviamo tutte le novità che troviamo e che affronteremo magari in una futura pubblicazione.
Parliamo anche della porta di Gantenbrink, nel condotto Sud di areazione della Camera della Regina scoperta nel 1993 dall'ingegnere tedesco, che tanto ha fatto clamore negli anni ’90 di fine millennio, e anche di quella scoperta dal progetto Pyramid Rover, qualche anno più tardi, nel condotto Nord della stessa camera – e nel nostro libro analizziamo dettagliatamente tutta la vicenda – e dei quali oggi non si sa nulla riguardo alle successive esplorazioni del 2011 (Djedi Project).
Tutto sembra essere stato congelato. Perché?
E oramai sono passati quasi 30 anni dalla scoperta. Una scoperta, un’ipotesi di studio non dovrebbe andare in prescrizione.
Poi esiste anche l’ipotesi, avanzata da alcuni studiosi, che i i condotti Nord sopra citati, sia della Camera del Re, sia della Camera della Regina, compiono deviazioni alquanto bizzarre, mentre si allungano all’interno della massicciata, lungo la loro risalita verso l’esterno. Deviazioni che sembrano essere troppo accentuate solo per schivare la Grande Galleria, e lasciano prospettare l’esistenza di altre strutture o vani.
Inoltre riteniamo che se si desse più importanza anche alle altre piramidi della IV Dinastia, invece di concentrarsi tutti solo ed esclusivamente sulla Grande Piramide, potremmo trovare nuovi percorsi di indagine, e avere un quadro più completo su molti degli enigmi ancora esistenti sulla Piana di Giza, estendendo lo studio a tutte le piramidi della IV Dinastia.
Chiediamoci ad esempio se per la Piramide di Chefren valgano ancora oggi gli studi e le “certezze” rivelate dal lavoro negli anni ’60 del fisico Luis Alvarez, il quale, utilizzando la stessa tecnica dei raggi cosmici usata recentemente, escluse ogni esistenza di altre strutture interne. Come si può vedere, la tecnica di oggi è la stessa di 60 anni fa, e già questa situazione dovrebbe essere chiarita a tutti quando si fanno i titoloni sui giornali in merito agli innovativi strumenti tecnologici di oggi. Queste sottigliezze sono per noi sempre un campanello di allarme. La chiarezza, la trasparenza, l’onesta intellettuale, le vorremmo sempre dalle fonti ufficiali, e un minimo di senso critico da parte di chi scrive articoli sui quotidiani riguardo questi argomenti. Ma troppo spesso non accade.
Certamente si può, e a ragione, dare per scontato che la qualità della tecnologia e degli strumenti utilizzati ai nostri giorni sia nettamente migliore rispetto a quella utilizzata dal dottor Alvarez.
E allora ci chiediamo se a qualcuno delle nuove equipe di studiosi sia venuto in mente di fare almeno una nuova scansione della Piramide di Chefren. Così, tanto per essere proprio sicuri che le passate scansioni degli anni ’60, essendo appunto tecnologie un po’ datate, non si siano lasciate dietro qualche cosa di interessante.
E SU ALTRI TEMI? AVETE INTENZIONE DI INDAGARE ALTRI TEMI CALDI CHE VI STANNO A CUORE?
Certamente. Crediamo che la nostra sete di conoscenza difficilmente potrà estinguersi.
Su tutti gli argomenti che vorremmo affrontare, sicuramente le altre due piramidi della piana di Giza. Soprattutto quella di Chefren, che non viene mai menzionata, ma a nostro avviso sarà quella che riserverà le maggiori sorprese. Ricordiamo che è quella centrale…
Poi ci sono alcuni suggerimenti che ci stanno arrivando dai nostri lettori e che meritano un approfondimento più che attento. E poi… in serbo non c’è solo l’Antico Egitto.
Da parte mia un ringraziamento sentito a Gianluca, Antonio e Andrea, ai quali auguro il meglio e che questo sia solo il primo di tanti successi.