top of page

Rimani informato!

Ricevi una notifica per i nuovi post!

Guerre nucleari nel passato: chiariamo alcuni punti

Tanti autori si sono dedicati nel corso degli ultimi 4 decenni alla divulgazione della possibilità di guerre atomiche in tempi remoti, generalmente a seconda degli autori la datazione di questi eventi varia tra il IX e il II millennio a.C., con una forte predominanza per il periodo a cavallo tra il 2200 ed il 1900 a.C.; le fonti più citate per eventi di questo tipo e databili a questo arco di tempo sono essenzialmente tre:

- le vicende raccontate nei testi sacri indiani;

- l' epica babilonese di Erra ed Ishum;

- la distruzione di Sodoma e Gomorra narrata nella Bibbia.


Non solo, ad una analisi attenta, pare che almeno due di queste 3 fonti potrebbero narrare gli stessi avvenimenti. I due libri che forse hanno trattato l' argomento in maniera più completa, già decenni fa, sono "2000 a.C. distruzione atomica" (di Davemport & Vincenti, 1979, recentemente ripubblicato sia da Enrico Baccarini che da Roberto Pinotti) e "The Wars of Gods and Men" (di Zecharia Sitchin, 1985) uscito in Italia solo nel 1999 con l' esplicito titolo "Guerre atomiche al tempo degli dei".

Io stesso mi sono occupato abbastanza estensivamente ell' argomento nel mio libro Il fenomeno Nibiru volume 1, analizzando l' Epica di Erra in maniera più approfondita di quanto non avesse fatto Sitchin, fornendo per la prima volta un possibile riscontro scientifico a quanto ipotizzato da tutti questi autori. Che mi risulti, fui io infatti a pubblicare per la prima volta nel 2010 le analisi del suolo condotte dal team scientifico composto da Heidi M. Cullen, P. B. deMenocal, S. Hemming, G. Hemming, F. H. Brown, T.Guilderson, e F. Sirocko contenute nello studio "Climate change and the collapse of the Akkadian Empire: Evidence from the deep-sea" pubblicato sul volume 28 di Geology, nell' aprile 2000.


Da subito, questa ipotesi di possibili bombardamenti nucleari nel passato é stata criticata dagli scettici, scienziati e non, adducendo la motivazione della mancanza di residui di radioattività nelle zone via via citate dai ricercatori che proponevano questa ipotesi. In sostanza, nè nel Sinai, nè nel Mar Morto, nè a Moenjo Daro (i tre luoghi ritenuti sede dei bombardamenti) si poteva dimostrare che vi fosse una anomala presenza radioattiva.

A questa obiezione, quasi tutti gli studiosi hanno ribattuto che non meglio precisate analisi avevano mostrato livelli di radioattività "superiori alla norma".

Io stesso, nel mio libro nel 2010, scrivevo:


Dal punto di vista scientifico ci sono state misurazioni della radioattività e della composizione salina sia del mar Morto, sia della penisola del Sinai e delle zone circostanti, che hanno confermato un tasso di radioattività leggermente più elevato del normale. In alcune zone più a est, nella zona della valle dell’ Indo, ancora oggi esistono località in cui il tasso di radioattività é notevolmente più alto di quanto ci si aspetterebbe.


Non avendo mai però avuto accesso a studi specialistici, mi son sempre rifiutato di andare oltre questa generica affermazione, specialmente perchè ero già convinto che comunque la presenza di radioattività anomala non fosse una condizione necessaria per dimostrare eventuali passati bombardamenti.

Era infatti l' obiezione iniziale ad essere sbagliata: se un bombardamento c' era stato, non é assolutamente detto che i luoghi d' impatto dovessero e debbano mostrare segni di radiazioni.

Cosa intendo? Basterebbe avere un minimo di cognizione di causa in ambito energetico (o di fisica) e di memoria storica per comprendere quanto appena spiegato. Per spiegare in maniera completa voglio qui illustrare cosa succede quando viene sganciata una 'bomba atomica' - ad esempio al Plutonio - su un obiettivo.


Una bomba atomica, o un missile a testata atomica, contengono all' interno poche decine di chilogrammi di materiale radioattivo, e queste piccole quantità sono sufficienti a generare una fissione nucleare incontrollata che a sua volta produce un’ esplosione atomica. Gli effetti di queste bombe sono sostanzialmente tre:

- una potente onda d’ urto che a seconda della potenza dell’ esplosione é in grado di sbriciolare palazzi di cemento a centinaia di metri dal luogo dell’ esplosione;

- un “flash” di radiazioni infrarosse che può incendiare il materiale infiammabile anche a decine di chilometri di distanza;

- una pioggia di neutroni, raggi beta e gamma.


Questo ultimo é il vero e proprio effetto “atomico” della bomba e quello che causa l’ avvelenamento da radiazioni.


Una volta avvenuto l' impatto, però, la pioggia di radiazioni si esaurisce in pochi minuti, ed il vero pericolo a lungo termine é costituito dal materiale radioattivo contenuto nella bomba e dai prodotti della fissione nucleare, che restano estremamente radioattivi anche dopo essere stati vaporizzati dall’ esplosione. Questi materiali, quando ricadono a terra, rischiano di inquinare il suolo e avvelenare le persone che si trovano nelle vicinanze: é ciò che chiamiamo “fallout nucleare”. Nelle bombe atomiche di piccole dimensioni questo tipo di inquinamento é praticamente trascurabile perchè la quantità di materiale radioattivo ammonta a pochi chili. La nuvola di sostanze radioattive rimane in aria e viene dispersa dal vento, diluendosi con l’ aria non contaminata e quindi perdendo la sua pericolosità in un tempo molto breve. I continui mutamenti del terreno, le sabbie spostate dai venti, e la cristallizzazione della sabbia dovuta alle alte temperature sviluppate, riducono ancora di molto la presenza di radiazioni al livello del terreno.

E' per questo che dopo pochi mesi da un impatto di questo tipo la radioattività localizzata rientra in valori naturali paragonabili alla radiazione naturale di fondo.


E' dunque assurdo aspettarsi di trovare, a distanza di 4000 anni, tracce di radioattività anomala. Se la cosa vi sembra strana, pensate che le bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki hanno causato livelli di radioattività che sono rientrati nella media naturale dopo poco meno di un anno, ed il grosso delle vittime avvelenate da radiazioni (fu un numero estremamente esiguo) lo fu a causa dell' inquinamento delle acque superficiali.


Nonostante questo, io sono convinto che i bombardamenti citati in queste opere religiose / mitologiche non fossero di tipo nucleare, ma di tipo termobarico, chimico, o un mix dei due. Gli effetti raccontati particolarmente nella Epica di Erra e nei Testi delle Lamentazioni mesopotamici infatti sono congrui con una esplosione con conseguente incendio di una miscela vaporizzata di idrocarburi producente una 'implosione' capace di scavare il terreno e sviluppare sia una temperatura tale da vetrificare la sabbia, sia un' onda d' urto eccezionale che si espande 'a raggiera' in orizzontale. Anche il famoso 'vento malvagio' mi sembra compatibile con un avvelenamento da idrocarburi nebulizzati in aria ad alta quota.


Ma questa é un' altra storia, di cui scriverò abbondantemente nel mio prossimo libro.


 Post recenti
Ricerca per tag
Segui su facebook
  • Facebook Classic
Archivio blog
bottom of page