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Tracce dell' Epica di Erra nel libro di Isaiah

Nel primo volume della mia opera "Il fenomeno Nibiru", quello dedicato alle conferme alla teoria di Sitchin, ho analizzato in lungo e in largo il testo dell' Epica di Erra, il racconto della distruzione del Sinai e delle 5 città fedeli a Marduk e Nabo, parallelo del racconto biblico della distruzione di Sodoma e Gomorra (Genesi 18 e 19).

Non menzionai però il fatto che ulteriori similitudini tra le due vicende sono secondo me riscontrabili anche in altri testi mesopotamici e passi biblici, poiché al momento essi esulavano dalla trattazione.

A distanza di tutti questi anni (era il 2011 quando pubblicavo il libro) penso sia giunto il momento di completare l' argomento perchè l' occasione offre spunto per analisi molto importanti.

Il testo babilonese a cui mi riferisco é chiamato “šar gimir dadmê” (il cui significato é all' incirca “Re delle dimore”) e fu analizzato da E. Ebeling in uno dei suoi lavori meno citati (Der akkadische Mythus vom Pestgotte Era , 1925).

Secondo quanto contenuto nel testo, il compositore fu lo scriba Kabti-ilani-Marduk, il quale scrive che il racconto degli eventi gli venne fatto durante una notte da un non precisato dio. Numerosi studiosi (quali Botterò, Kramer, Zimmern e Cagni) suggeriscono che tale dio fosse Ishum (Ninurta), compagno di Erra (Nergal) negli eventi narrati.


I passi biblici che invece mostrano una sorta di relazione o di rimando a questi eventi sono quelli dei capitoli Isaia 13 e 14, quelli in cui il profeta descrive le 'nefandezze' di Babilonia e che contengono la famosa 'condanna' di un non ben identificato Re di Babilonia. Questo episodio, narrato in Isaia 14:12, é stato al centro di numerose discussioni riguardo l' identità di tale Re e della figura di Lucifero (poiché il termine Helel, usato da Isaiah, é stato tradotto come 'stella del mattino', un epiteto di Lucifero), ma qui non voglio affrontare la questione, che ritengo di aver abbondantemente sviscerato nel mio libro “Da Sumer al Transumanesimo”; voglio invece paragonare alcuni versi del mito accadico con altri dei capitoli di Isaia.

In particolare paragono questi passaggi:


šar gimir dadmê : “Erra, parlando al suo messaggero Ishum, dice: I giorni sono finiti, il tempo prefissato é passato”

Isaiah 13:22 : “La sua ora si avvicina, i suoi giorni non saranno prolungati.”


Il parallelo nei contenuti, appare ancora più interessante notando che nel testo accadico la frase riportata é riferita a Marduk (e al suo dominio) mentre in Isaiah la frase é riferita a Babilonia, regno di Marduk.


Un' altra copia di versi interessate é la seguente:


šar gimir dadmê : “Scuoterò l' Irkalla, e i cieli tremeranno!”

Isaiah 13:13 : “Allora farò tremare i cieli, e la terra si scuoterà dalle fondamenta”


Qui é d' interesse notare che é Ishum a pronunciare questa frase, e che l' Irkalla, comunemente descritto come il regno dei morti, é in realtà il 'mondo di sotto' o 'mondo profondo' (il sumero KUR.NU.GI), un perfetto parallelo del' espressione usata da Isaiah (le fondamenta della terra).


Ma c' é ancora un passaggio, quello più famoso di tutti e a cui ho accennato poc' anzi.


Isaiah 14:12 : ”Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell'aurora?

Questa é la traduzione prosaica comunemente utilizzata nelle bibbie moderne, ma se andiamo a leggere la versione originale ebraica, essa utilizza non il nome Lucifero, ma il termine Helel.

A mio avviso questo passaggio rispecchia un passo del testo accadico che recita:


šar gimir dadmê : la brillantezza del dio Shulpa-E io farò cadere


Shulpa-E, come sappiamo dai testi mesopotamici, é uno dei primissimi nomi di Marduk, già conosciuto in periodo sumero, non babilonese. Ciò implicherebbe, se il mio parallelo regge, che Isaia con quel termine, Helel, si riferiva a Marduk. E' possibile la cosa? Non solo é possibile, ma ritengo sia perfettamente dimostrabile.


Il termine Helel significa letteralmente “mattino, qualcosa che brilla”, ed é seguito nel testo dalla specificazione “ben-sahar” (figlio del mattino). Non c' é dubbio quindi che il verso parli di un personaggio i cui epiteti sono legati al 'mattino' o, come tradotto genericamente, alle prime fasi del mattino (l' Aurora).

Se potessimo trovare un riferimento simile nel verso accadico, il gioco sarebbe fatto... e il riferimento c' é, ed é il nome Shulpa-E, poiché é proprio questo ad avere un legame con il sorgere del sole (alba ed aurora).

Infatti un famoso testo astrologico ci informa che l' astro di Marduk nel suo muoversi nei cieli assume tre nomi:

Al suo sorgere eliaco: SHULPA-E, salendo di due ore nel cielo: SAG-ME-GAR, allo zenith: NIBIRU


A conclusione di questa analisi mi pare giustificato sostenere che il compilatore del libro di Isaiah ben conoscesse le vicende dell' Epica di Erra, ed abbia inserito nel testo numerosi riferimenti alla guerra che vide coinvolti Nergal e Ninurta contro Marduk.






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