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Posta dai lettori #3 - domande e risposte

In questo post relativo alla posta dei lettori voglio approfittare per fare un piccolo angolo 'domande e risposte' per soddisfare alcune richieste arrivatemi sulla pagina come messaggio o per email. Ognuna avrebbe meritato un intervento dedicato, ma essendo più di 10 sarebbe stata un' impresa titanica. Ho selezionato quindi le più ricorrenti e le più stimolanti e deciso di rispondere in un unico lungo post.


1a domanda:

"Ho letto in un tuo documento la spiegazione che fai della differenza tra significato ed uso di un termine, e in un altro intervento la differenza tra traduzione ed interpretazione. Gli esempi che hai fatto con l' ebraico, in particolare con i termini biblici (Babele - nda), valgono anche in altre lingue? Si tratta di un fenomeno tipico di alcune lingue o é un fenomeno generale?"


Chiariamo innanzitutto come sono legati i due binomi 'significato ed uso' e 'traduzione e interpretazione' Il significato é la traduzione, l' uso o utilizzo é l' interpretazione, cioè il significato che quel termine assume in un contesto interpretativo. Il fenomeno é generale, non tipico di una lingua o di un ceppo linguistico. Nei miei studi ho trovato questo fenomeno in tutte le lingue che ho esaminato e di cui ho studiato le basi, che sono: inglese, tedesco, spagnolo, polacco, serbo, romeno, sumero, accadico, swahili, ewe, azero. Sono lingue di 3 continenti diversi, appartenenti ufficialmente ad almeno 3 ceppi diversi, e tutte presentano questo fenomeno. Voglio chiarire meglio con alcuni esempi in alcune lingue:


SUMERO:

il termine NAMTAR viene tradotto nei dizionari come 'destino', ma é l' unione di NAM = 'ciò che é' + TAR = 'tagliare, modellare'.


INGLESE:

non ci facciamo caso ma anche in inglese si presenta questo fenomeno: pensate a quando un inglese (o più facilmente un americano) dice "Nuts" per indicare qualcosa di poco conto, di non importante. Il significato di "Nuts" é "Noci", che essendo oggetti piccoli, rendono l' idea di 'piccolo', e riferito ad una questione, si estende a 'poco importane, poco influente'.


ROMENO:

L' espressione "Sarut mana" viene usata dai romeni in segno di rispetto per porsi in una posizione di ossequio verso qualcun altro, spesso quando si riceve un favore. Molti frasari la traducono con un 'grazie' rispettoso. La traduzione esatta però é "Bacio la mano".



SWAHILI:

Quando stavo studiando swahili, come molti non nativi, sono andato a prendere dei frasari e dei dizionari. Uno dei modi per salutare una persona sconosciuta o più anziana é "Shikamoo", che universalmente viene riportato come "Salve - forma di rispetto". A questo saluto, la persona risponderà per codice sociale "Marahaba", riportato in genere come "Saluto in risposta a Shikamoo, indica rispetto". Bene chi impara così capirà che Shikamoo e Marahaba sono due equivalenti del nostro 'Salve', o del non più usato 'riverisco'. In realtà Shikamoo significa letteralmente "tengo i tuoi piedi" o "Sono sotto i tuoi piedi", e Marahaba significa letteralmente "Io apprezzo". Nella lingua swahili questo fenomeno é presente in una quantità enorme di espressioni, un' altra molto famosa é "Habari Gani?" che generalmente conosciamo come "Come Stai?". In realtà la traduzione letterale é "Novità quali?". "Habari" significa letteralmente "Notizie di/da", e si usa con tante parole...

- "Habari za Alex?" verrebbe usato come 'Come sta Alex?' ma in realtà significa letteralmente "Notizie di Alex?"

- "Habari za asubuhi?" é un 'come stai?' utilizzato solo di mattina, perchè significa letteralmente 'Novità del mattino?'

- "Habari za kazi?" viene usato per chiedere come va il lavoro, noi lo tradurremmo 'come va il lavoro?' oppure 'tutto bene al lavoro?', ma in realtà é 'notizie dal lavoro?'

Lo stesso saluto famosissimo: "Hujambo?", che noi interpretiamo (e nei dizionari troviamo tradotto) con "Come stai?" significa letteralmente "Tu non hai problemi?" con HU- che é la seconda persona negativa. A questa domanda si risponde in genere "Sijambo", che interpretiamo con "Sto bene", ma significa letteralmente "Io non ho problemi", con SI- 1a persona negativa.


In tutti questi casi abbiamo termini con un proprio utilizzo (interpretazione) che differisce dal loro significato (traduzione), e nei dizionari vengono riportati non per la loro traduzione (significato) ma per la loro interpretazione (utilizzo).


2a domanda:

"Da dove stabilisce Sitchin che gli Anunnaki agirono su un ominide già esistente? Solo da un discorso antropologico legato al fatto che la sua datazione ricade in un periodo preistorico nel quale esistevano già ominidi, o c' é qualche riferimento nei testi antichi? La Genesi dice per esempio che Dio creò Adamo dal nulla, dalla terra. Se la Bibbia é un condensato dei testi più antichi non dovrebbe parlare di esseri già esistenti?"


Il riferimento principale della teoria di Sitchin riguardo la modifica genetica di esseri già esistenti é un mito sumero chiamato "Enki and Ninmah", nel quale compare un verso che traslitterato in sumero é:


ama.gu10 mud mu.gar.ra.zu i3.gal2.la.am3 zub.sig3 dingir.re.e.ne keshe2.i3


La quale viene tradotta generalmente con


"My mother, the creature you planned will really come into existence. Impose on him the work of the gods [...]"


"Madre, la creatura che hai pianificato esisterà. Imponiamo a lei il lavoro degli dei"


In realtà il sumero é una lingua 'atemporale', cioè non é possibile esprimere o stabilire con certezza il tempo (passato, presente, futuro) di una azione. Già Samuel Kramer nel suo libro traduceva in inglese con:


"O my mother, the creature whose name you uttered, it exists"

"O madre mia, la creatura il cui nome hai menzionato, esiste"


In un altro verso, viene spiegato il procedimento di produzione:


"Prendi il seme maschile e versalo nell' utero di una donna".


A questo punto arriva l' uso della logica: se non ci fossero già state forme umane esistenti, porre il seme di un dio uomo nell' utero di un dio donna avrebbe generato un dio figlio, non un uomo.


3a domanda:

"La Teoria del Grande Impatto accettata dalla comunità scientifica per l' origine della Luna, anche alla luce delle recenti scoperte sugli elementi presenti sul terreno lunare, non contraddice la teoria di Sitchin di una Luna indipendente dalla Terra?"


In realtà no, ho affrontato questo punto approfonditamente nel volume 2, poichè fu una obiezione scientifica sollevata da Ian Lawton. La discordanza con la teoria di Sitchin é solo superficiale e risulta fondata solo se non si conoscono alcuni particolari sulla teoria del grande impatto. Questa teoria fu elaborata principalmente per cercare di capire come mai la Luna sembrava non possedere la quantità di Ferro che ci si aspettava. Secondo questa teoria la Luna non contiene ferro proprio perché l’ impatto della Terra con un corpo delle proporzioni di Marte sarebbe avvenuto sul mantello e sulla crosta, mentre il grosso del ferro sulla Terra si trova nel nucleo che non sarebbe stato interessato dall’ urto. La Luna si sarebbe quindi staccata da una porzione 'esterna' (o meglio, periferica) della terra, contenente poco ferro. In realtà questo meccanismo ipotizzato parrebbe (ma così non é, lo vedremo tra poco) spiegare la carenza di ferro, ma non spiega altri fenomeni. Infatti il mantello e la crosta terrestri contengono notevoli quantità di nickel, fosforo, tungsteno e cobalto, elementi che invece nel mantello e nella crosta lunari son ritenuti scarsi. Anche alluminio e calcio, di cui la crosta terrestre è piena, son rari sulla Luna. Torniamo al discorso del ferro... la teoria del grande impatto contiene un sostanziale errore: il ferro è un elemento volatile ad alta temperatura, e un impatto planetario avrebbe prodotto temperature elevate (circa 6000°C come calcolato dallo stesso team che formulò la teoria del grande impatto) che avrebbe fatto evaporare all’ istante il ferro oltre all’ acqua, al sodio, e agli altri elementi più volatili. Sarebbe stato difficile quindi che gran parte del ferro presente sulla Terra si concentrasse nella zona più interna fino a formare il nucleo. Di conseguenza il ferro, nell' evaporazione, si sarebbe accumulato proprio in crosta e mantello, trasferendosi sulla 'proto-Luna' e producendo un pianeta ricco, e non scarso, di questo elemento.

Il ferro comunque sulla Luna c' é eccome, e lo studio intitolato "Iron isotope evidence for formation of the Moon through partial evaporisation" proposto da Poitrasson & Halliday nel 2003 ha analizzato la differenza degli isotopi di ferro tra rocce lunari e terrestri scrivendo testualmente:


"La diversa composizione di isotopi di Fe della terra e della Luna esclude

una origine da fissione dal mantello terrestre o da co-accrezione con la terra."


4a domanda:

"Su Internet gira un documento di un egittologo che smonta il racconto di Sitchin sul famoso cartiglio di Cheope. Cosa ne pensi?"


Si tratta sicuramente dell' articolo di un certo Martin Stower (che non sono riuscito a qualificare come egittologo), divenuto praticamente irreperibile e rielaborato in almeno 3 versioni diverse, citato da molti critici di Sitchin tra cui il tedesco Frank Doernenburg e Jason Colavito. In sostanza Stower cercava di dimostrare che Sitchin - nel suo libro "Le astronavi del Sinai", captolo 13: il nome contraffatto del faraone - aveva rielaborato a suo piacimento delle frasi di Samuel Birch, che esaminò i cartigli ritrovati nella piramide.

In realtà una attenta lettura dello scritto di Sitchin mostra che lui non ha rielaborato niente: le citazioni di Birch sono riportate fedelmente e testualmente (Doernenburg riporta le scansioni dello scritto di Birch) e Sitchin utilizza le proprie parole, fuori da citazioni di Birch, per descrivere l' umore con cui Birch sembrava scrivere.

Per esempio i critici riportano un passaggio di Sitchin come "Ciò che irritava Birch era che simboli attribuiti alla 4a dinastia fossero legati a segni che furono in uso solo secoli più tardi" e poi scrivono "Nel testo di Birch non risulta che lui fosse assolutamente irritato".

La cattura del testo di Birch mostra intanto che le citazioni fatte da Sitchin (nella versione inglese originale - nella edizione italiana é presente un errore) sono precise, e sopratutto che Sitchin non descrive Birch come 'irritato', ma 'perplesso' (il termine é 'puzzled').

Il critico scrive "Che Birch fosse confuso o perplesso sembra una sua invenzione", e sopratutto scrive che Birch non fa nessuna considerazione riguardo all' età dei segni geroglifici.

Formalmente questo é vero, ma é vero anche quanto spiega Sitchin mezza pagina più avanti. Infatti Birch scrive (lo si legge nella seconda immagine, sottolineato in rosso) che segni come quelli trovati nel cartiglio sono stati trovati nella tomba della regina di Amasis, e Sitchin spiega benissimo: "He saw no need to stress that the Pharaoh Amasis had reigned in the sixth century B.C.—more than 2,000 years after Khufu!". Dunque vero, che Birch non dice "cavolo questi sono segni di 2000 anni più tardi, come é possibile?" ma dando il riferimento del faraone al cui tempo appartenevano, lo sta dicendo implicitamente.


Il documento di Stower, ripreso dagli altri, é pieno di questi giochi.

















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