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Qualche riflessione da Baku

Come alcuni di voi già sanno, dal 23 ottobre sono a Baku per lavoro, e dovrei ritornare in Italia intorno al 17 di novembre... essendo probabile un mio ritorno qui in Azerbaijan a fine novembre, e avendo promesso un reportage di alcune scoperte fatte qui a Baku, ho voluto anticipare questo articolo non essendo sicuro di avere il tempo di scriverlo in Italia...

l' impatto con questa città - una città di circa 2.000.000 di abitanti - é stato quasi traumatico in senso positivo. Una città pulita, moderna, organizzata, efficace, piena di palazzi di vetro dalle geometrie avvenenti, piena di colore, dove perfino la notte nelle zone non molto trafficate, palazzetti sportivi e perfino le stazioni di rifornimento di benzina sono completamente illuminate con colori vivaci. Qui la concezione della città è completamente diversa da quella occidentale, i palazzi, le strade, i giardini, perfino le scale e i semafori, sono utilizzati come scenografia.... capirete quel che intendo scorrendo le immagini nella galleria a fine pagina.

Ora voglio concentrarmi sulla scoperta che vi avevo anticipato.


Come sapete, Baku è la città natale di Zecharia Sitchin. Non so esattamente quanto tempo lui e suo fratello Amnon abbiano vissuto con i loro genitori qui a Baku, ma immagino che in quei tempi (parliamo degli anni '20 del XX secolo) la situazione per una famiglia ebraica nella parte musulmana dell' allora provincia sovietica azera non dovesse essere delle più rosee. Del resto la famiglia Sitchin crebbe in Palestina, dove Zecharia ha frequentato la scuola che corrisponde alle nostre scuole medie e superiori, e dove ha imparato l' ebraico antico e moderno.

Dalla sua biografia sapppiamo che ha poi studiato all' università di Londra, e poi tornò in Palestina, più o meno (calcolo mentale veloce) intorno al 1944/1945 per poi spostarsi a New York negli anni '50 (se non erro nel 1952). Ma Zecharia ha vissuto quasi sicuramente i primi 8-10 anni nella sua città natale, e di conseguenza ha imparato come prime lingue l' azero ed il russo, ben prima dell' ebraico.

E qui sta la mia scoperta: l' azero é una lingua di tipo agglutinante, come molte altre lingue imparentate con il turco, e come il sumero. Non solo, come il sumero ha una struttura SOV (soggetto - oggetto - verbo) che in azero si espande in soggetto + oggetto + qualsiasi altra cosa + verbo

inoltre l' utilizzo del sistema aggluttinativo fa sì che diversi infissi e suffissi si aggreghino alla fine della radice nominale o verbale, e questi infissi e suffissi hanno un ordine prestabilito, proprio come in sumero.

La struttura di una semplice frase come: "questo è un libro" cambia in : questo libro +indicatore 3a persona BU KITAB-DIR

se vogliamo fare il plurale di una frase simile, dobbiamo aggiungere il suffisso del plurale -LAR sicuramente al nome dell' oggetto, e grammaticalmente (gli azeri in genere lo omettono) anche al pronome: BU(N)LAR KITAB-DIR-LAR

Il fenomeno si evince maggiormente quando introduciamo altri indicatori come i casi linguistici (es: dativo o complemento di termine) o le particelle interrogative o negative. Se io volessi dire: "io voglio" sarebbe: ISTARAM composto da:

ISTA (radice del verbo 'volere') -R- (forma contratta di (y)UR indicatore di verbo temprale o atemporale: es io voglio sempre, o voglio in questo momento) -AM (suffisso per la prima persona singolare)


se la frase fosse fatta alla forma negativa "io non voglio" diventerebbe ISTAMIRAM composto da:

ISTA (verbo volere) -MI- (particella negativa) -R- (indicatore di verbo come sopra) -AM (indicatore della persona verbale)


riunendo nella frase: "io non voglio dei libri" avremmo:


KITAB-LAR ISTA-MI-R-AM


come detto, come anche in sumero la struttura della frase azera é la seguente:

soggetto + complemento + verbo. Ricordate i tanti inni che recitavano passaggi come: "il re ha costruito il tempio di ningirsu"?

Essi venivano scritti in effetti come:

RE + TEMPIO NINGIRSU+DI + HA COSTRUITO (lugal e2 d.nin.gir2.su2.ka mu.na.du3)

in azero succede lo stesso... la frase: "Io scrivo lettere a tutti i ragazzi" diventa:

Io tutti ragazzi-a lettera scrivo

mƏn bütün oğlanlara mƏktub yaziram

dove:

oglanlara é composto da oglan = ragazzo + -lar = indicatore di plurale + -a particella per il dativo indicante: a, per, verso e yaziram é composto da yaz = verbo scrivere + -ir indicatore di verbo temporale o atemporale + -am indicatore di prima persona singolare


Questi sono semplicissimi esempi che ho trovato nel mio percorso - appena iniziato - di apprendimento della lingua azera... già da subito mi é parsa ovvia una riflessione: per una persona che impara come lingua principale l' azero, con queste caratteristiche linguistiche, lo studio del sumero deve essere stato particolarmente facilitato; apprendere il sumero deve essere stato per Sitchin molto più facile di quanto lo sia stato per me o comunque per un occidentale cresciuto con una lingua non agglutinativa come lingua madre.





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