top of page

Rimani informato!

Ricevi una notifica per i nuovi post!

Sulla teoria degli Olmechi africani

La teoria secondo la quale in antichità popolazioni negroidi africane siano giunte nel centro e nel sud delle Americhe é generalmente ignorata o rifiutata definendola 'pseudoscienza' e accusando i suoi sostenitori di afrocentrismo, anche se questa teoria si é fatta largo nel corso dei decenni tra numerosi autori, accademici e non, che con l' Africa non hanno nessun collegamento.

Con questo articolo desidero fare un po' di luce sull' argomento, evidenziando il succo del discorso e come questo venga affrontato 'alla leggera'.


Va premesso che questa teoria si presta purtroppo a rielaborazioni fantasiose, e ne sono state fatte specialmente nell' ultimo decennio relativamente alla ondata New Age che ha coinvolto un po' tutti i campi della ricerca alternativa (intendendo con questo termine il fatto che spesso questa ricerca era condotta da personaggi estranei al mondo accademico o, quando portata avanti da accademici, si poneva in netto contrasto con le conoscenze comunemente accettate); ma la teoria in se, pur avendo numerose varianti che riguardano tempi, luoghi, e personaggi coinvolti, se isolata dalle derive New Age può essere analizzata nel dettaglio e sotto vari aspetti, scoprendo che chiamarla 'pseudoscienza' é sicuramente un atteggiamento errato e non giustificabile.


La versione più 'ortodossa' di questa teoria ci dice che in un momento non meglio precisato a cavallo del III o del II millennio a.C. una o più ondate di personaggi provenienti dall' Africa (in genere si parla di Ovest dell' Africa, altre volte della Nubia, altre volte del Togo e del Congo) siano arrivate alle coste del centro e/o del sud America, e li, mischiandosi con le popolazioni locali (anche su questo dettaglio abbiamo chi parla di conquista, chi di convivenza, chi di scambi), avrebbero dato origine nel corso delle generazioni alla 'cultura madre' del centro America: gli Olmechi.

Una branca di questa teoria aggiunge poi che altri e successivi spostamenti da zone del nord-est africano (Egitto e Nubia) e del Medio Oriente (odierni Libano, Turchia, Iraq e forse Iran) abbiano portato queste popolazioni nel sud America, precisamente nel Perù e nella Bolivia.


Pur se questa teoria risale come minimo agli anni '70, ha iniziato a diffondersi tra le masse solo a partire dalla fine degli anni '90 e conobbe il boom di diffusione dopo il 2000, sicuramente grazie ai libri best-seller dell' autore azero Zecharia Sitchin. Essendo Sitchin un autore non accademico criticato per le sue teorie riguardanti l' origine aliena della civiltà del nostro pianeta, automaticamente anche la sua versione della teoria riguardante gli Olmechi è stata ritenuta pseudoscienza, troppo spesso da chi in effetti mostrava di non aver nemmeno letto i suoi libri e la incredibile mole di documentazione in essi riportata, tutta documentazione proveniente da autori classici della materia e spesso accademici.


La teoria nasce probabilmente negli anni 70 con la pubblicazione del libro “Unexpected Faces in Ancient America 1500 BC-A.D: 1500, The Historical Testimony of Pre-columbian Artists” di Alexander von Wuthenau nel 1975, seguita a ruota da “They Came Before Columbus” del 1976 ad opera di un autore della Guyana inglese, Ivan van Sertima, libro bollato da sempre come un prodotto di afrocentrismo e ignorato dagli specialisti di studi mesoamericani.

Nel corso degli anni si era ormai accettato che sull' origine delle prime popolazioni del Mexico la storia avesse steso un velo presso chè impenetrabile, poiché il pochissimo materiale scritto lasciato da quelle popolazioni (o meglio, dai loro discendenti) era stato quasi tutto distrutto durante la colonizzazione, e un buon 90% di ciò che all' epoca si sapeva degli Olmechi e delle loro popolazioni affini (Mixtechi, Zapotechi etc.) veniva dagli scritti 'post-conquista' di autori spagnoli o italiani (generalmente religiosi) che si presero la briga di mettere per iscritto i racconti tramandati oralmente, occasionalmente inserendo nei loro volumi delle riproduzioni di mappe e di arte donategli dalle tribù locali. Questi documenti costituiscono i famosi 'Codici'. Oltre ad essi rimangono importanti alcuni reportage di viaggio come quello di Cieza de Leon, di Tordesillas, e altri.


Le poche nozioni che si potevano ricavare da questi scritti però dovettero sembrare talmente assurde agli accademici del XX secolo che vennero generalmente bollate come 'miti' o 'metafore', specialmente quando vi si parlava di giganti o di uomini molto alt, barbuti, a volte dalla pelle nerissima altre volte dalla pelle bianca, e barbuti, provenienti dal mare.


Ad ogni modo, gli accademici del XX secolo decisero e stabilirono che gli Olmechi erano una 'popolazione autoctona' e ancora oggi questa decisione viene sostenuta dall' establishment accademico e non, anche se nel corso dei decenni sono state portate agli occhi dei più numerose incongruenze con questa teoria e allo stesso tempo numerosi indizi che diano sostegno alla teoria dell' origine africana e/o mediorientale. E' curioso che nel 2014 un famoso sito internet dedicato a confutare le teoria degli 'antichi astronauti', al capitolo riguardante gli olmechi riporti scritto: “The Olmecs of Central America are easily one of the most recognizable indigenous tribes on the planet”. Niente di meno: una delle più riconoscibili tribù indigene!


A questo punto, per fare chiarezza, mi preme segnalare al lettore che nel corso di questi ultimi 45 anni la teoria ha dato i natali a una mole incredibile di articoli, libri, documentari, siti web, solo occasionalmente frutto del lavoro di 'amatori' del campo. Quasi in ogni occasione gli autori di questo materiale provenivano e provengono dall' ambiente accademico. E' dunque ancora giusto definire 'pseudoscienza' una teoria sulla quale numerosi autori accademici hanno scritto decine e decine di saggi e libri?


Pur reputando il miglior lavoro sull' argomento il libro The Lost Realm (1990) del già citato Sitchin, lo lascerò fuori dalla conta in quanto autore di provenienza non accademica. Mi preme però segnalare quanto segue:

  1. Ivan van Sertima, accusato di essere afrocentrico e pseudo scienziato, fu professore di Studi Africani in un college americano, non africano. Pur nato nella Guyana, tenne per tutta la sua vita la cittadinanza inglese anche quando la Guyana divenne indipendente. Frequentò la Facoltà di Studi Africani ed Orientali, ma all' Università di Londra, formato da autori e docenti britannici aderenti all' establishment, e si laureò con gli onori dell' Università.

  2. Di Alexander von Wuthenau non conosciamo i dettagli biografici né che studi compì, ma va segnalato che prima di pubblicare il suo controverso libro nel 1975 egli fu autore di apprezzatissimi libri diventati pietre miliari della ricerca sulle culture meso e sud americane, quali “Tepotzotlan, His Art and color in Mexico” (1941) e “The Art of Terracotta Pottery in Pre-Columbian Central and South America” (1969)

  3. Runoko Rashidi, anche lui accusato di afrocentrismo e bollato come pseudo scienziato per le sue pubblicazioni riguardanti la diffusione africana in Europa, Mexico e Asia nell' antichità, fu per anni storico ed editore di successo a cavallo degli anni 70 ed 80 prima di dedicarsi alla sua teoria come conferenziere

  4. Bernardo Victor Biados Yacovazzo, autore di un enorme sito che sostiene la teoria del contatto tra Africa / Medio Oriente e Mexico / Perù / Bolivia (forse il sito più completo sul tema) é stato curatore del Museo Archeologico di La Paz e direttore dell’ Istituto di studi sulla scrittura precolombiana di LaPaz. Il suo sito é stato il primo 'luogo' su internet che abbia pubblicato foto ed analisi riguardanti il controverso Vaso di Fuente Magna, ritrovato in Bolivia e contenente segni cuneiformi, e il Monolite di Pokotia ritrovato a Tiwanaku, contenente segni assimilabili alla scrittura elamita.

  5. L' artista accademica Diane E. Wirth, che per anni ha accompagnato nelle sue spedizioni una delle più rinomate studiose ortodosse di culture mesoamericane, Linda Schele (curiosamente considerata una delle massime esperte in lingua Maya nonostante sia ella stessa solo una laureata in Arti Visive) per i libri della quale ha prodotto e catalogato decine di illustrazioni, ha prodotto nel 2003 il suo lavoro originale “Parallels: Mesoamerican and Ancient Middle Eastern Traditions” contenente decine di esempi di somiglianze tra l' arte figurativa mesoamericana e mesopotamica.


A queste note vorrei aggiungere che contributi alla teoria sono stati dati nel tempo da personaggi che, pur non avendo titoli di studio specifici inerenti, hanno dedicato molto del loro tempo allo studio della cultura mesoamericana. Tra questi ricordiamo Edo Nyland, di professione Botanico, il quale dopo il pensionamento negli anni 80 ha iniziato un percorso di studi sul campo nell' ambito della Glottologia e dell' archeologia linguistica; ricordiamo anche Andrzej Wiercinski specialista di etnologia ed antropologia, il quale addirittura riportò già nel 1972 (“An anthropological study on the origin of the Olmecs”) ritrovamenti di scheletri olmechi in più di 10 siti messicani, gran parte dei quali mostrava 'fattezze tipicamente africane'. La particolarità degli studi e dei reportage di Wiercinski sta nel fatto che fino a prima del' avvento delle analisi comparative del DNA le misure craniometriche e le ricostruzioni su scheletro erano il più adeguato ed utilizzato metodo forense per il riconoscimento dei cadaveri nei siti di scavo, metodo ancora ritenuto validissimo in antropologia e in archeologia. E vale la pena ricordare anche il lavoro di Clyde Winters, anche lui accusato di afrocentrismo e considerato uno 'pseudo scienziato' nonostante sia un etnologo di formazione accademica e da anni professore di Etnologia e Antropologia negli Stati Uniti. Ricordiamo che Winters fu il primo a tradurre i caratteri sumeri del vaso di Fuente Magna, dopo che l' assiriologo Alberto Marini aveva espresso il proprio parere in favore dell' identificazione di tali caratteri come “cuneiforme mediorientale” nel suo articolo “A sumerian inscription of the Fuente Magna” (1985 – pubblicato sul Vol. 13 del Epigraphic Society Occasional Papers).


Credo non sia necessario in questo articolo elencare o mostrare con immagini l' incredibile mole di dati che questi vari autori hanno trattato nelle loro pubblicazioni, né elencare quelle che secondo me sono le prove di una parentela tra le 2 culture di cui abbiamo parlato... credo però che sia doveroso fermarsi a considerare che una teoria che é stata sostenuta da studiosi del calibro di quelli nominati, non può essere definita 'pseudoscienza' e che tanto meno si possono liquidare gli autori che la sostengono tacciandoli di 'afrocentrismo'.





Roma – 18-02-2015

Alessandro Demontis

 Post recenti
Ricerca per tag
Segui su facebook
  • Facebook Classic
Archivio blog
bottom of page