Sulla situazione industriale del Nord Sardegna
Confesso che devo fare un grande Mea Culpa, perchè troppo spesso ormai tralascio le vicende della mia terra natìa, la Sardegna, per occuparmi - forse comprensibilmente - di ciò che mi circonda nel' ambiente laziale in cui mi trovo a vivere ormai da 11 anni. Qui per me é difficile tenermi aggiornato sull' evolversi della situazione di Porto Torres, sporadicamente ho seguito le vicende di Matrica, di E-On, di EniPower, ma mi manca una visione d' insieme del problema, che a quanto pare attualmente sta raggiungendo risvolti davvero allarmanti.
Ripromettendomi di seguire più da vicino le problematiche coinvolte, voglio portare all' attenzione del lettore la situazione drammatica in cui versa l' industria chimica (ma non solo) del Nord Sardegna. Ho scelto di farlo con le parole dell' ex collega Giovanni Tavera, attualmente segretario generale di Uiltec a Sassari. Giovanni ci illustra problemi, colpe, occasioni perse, dandoci uno spaccato di quel che, a mio avviso, é diventata una situazione imbarazzante ed insostenibile.
A poco più di un anno dallo sciopero generale nel quale si chiedeva con forza ad Eni di abbandonare la scellerata idea della vendita di Versalis, trovarsi a discutere di sviluppo industriale o affrontare seriamente le vertenze della nostra Isola, sta diventando sempre più un elemento ostico o poco interessante per una buona parte della Politica regionale sarda. Il nostro territorio, negli ultimi anni, ha subito e sta subendo dalle Istituzioni un tipo di approccio basato sul lassismo, sull'incapacità di ascolto e di coinvolgimento attivo degli attori in gioco, fino al punto che sulle vertenze industriali più importanti e gravose che affliggono il Nord Sardegna - da cui sono state escluse da troppo tempo le Organizzazioni sindacali - è triste notare come sia calato un silenzio assordante. Nella sua apparente e velata tranquillità, la situazione socioeconomica dell'Isola è preoccupante, attanagliata da una crisi che pare non voglia lasciare spazio ad una ripresa nel breve o medio termine. Se a quanto detto si aggiungono gli scippi subiti dal Nord Sardegna negli ultimi anni, si riesce addirittura a quantificarne le cifre, con numeri importanti e preoccupanti: 700 milioni di euro per la realizzazione del quinto gruppo della centrale elettrica di Fiumesanto e 270 milioni per Matrica, il quale progetto si sarebbe dovuto realizzare entro il 2017 e che invece ha visto realizzato neanche il 50% dell'investimento a fronte di una spesa di 1/3 rispetto a quanto previsto dal protocollo. Senza tralasciare lo scippo dei 230 milioni destinati alla costruzione della centrale a biomasse di Enipower, un investimento altamente strategico andato perduto. In soldoni sono 1,2 miliardi di euro che non verranno spesi nel nostro territorio. Un ulteriore problema risiede nel fatto che ad oggi manchi una chiara volontà che tenda alla realizzazione della terza fase del progetto Matrica; una fase di fondamentale importanza per ciò che concerne il rispetto del presupposto che sottende all'intero progetto, la cosiddetta continuità della filiera produttiva. Abbiamo dovuto subire per anni l'accusa di far parte di un sistema industriale "spacchettato"; ora che esiste la possibilità di creare finalmente una vera catena di filierizzazione, qualcuno, in palese malafede, pensa che si possa tornare indietro di qualche decennio. Tutto questo sta accadendo anche e sopratutto con la complicità dei soggetti che rappresentano i sottoscrittori del suddetto protocollo sulla chimica verde del 2011. Sono coloro i quali avrebbero dovuto battersi con convinzione e determinazione affinché fossero rispettati gli impegni assunti dalle parti firmatarie: imprenditoriali, istituzionali, governative e sociali. Ma, forse, hanno preferito badare più alle faccende interne o a vicende più "redditizie" dal punto di vista elettorale. Troppo spesso, molti di questi attori istituzionali, si sono occupati in modo strumentale e distorto solo del tema delle bonifiche, facendo opportunisticamente leva sul fatto che questo avrebbe potuto far accrescere l'occupazione sul territorio o addirittura potesse essere sostitutivo delle attività produttive; tralasciando e trascurando quelli che erano gli aspetti di mantenimento o sviluppo industriale del nostro territorio. Non c'è altro tempo da perdere, le aziende estere che puntano ed investono nel settore della chimica bio mostrano chiaramente le proprie azioni tese ad uno sviluppo massiccio nel settore. Non possiamo permettere che le lungaggini istituzionali e burocratiche mettano a rischio la prosecuzione o, nell'ipotesi peggiore, pregiudichino totalmente la realizzazione del protocollo. Caro Presidente Pigliaru, quello da Lei dimostrato fino ad oggi è stato un approccio distaccato e lontano dalle reali necessità del mondo del lavoro. Più volte, ripetutamente, da quasi un anno, lei ha incontrato Eni non relazionandosi alle Ooss che più volte le hanno sollecitato un incontro in merito e nel merito delle questioni trattate. È stato insensibile alle decine di richieste di incontro avanzate dal Sindacato a qualsiasi livello, dimostrando poco rispetto e un atteggiamento poco incline al dialogo e al confronto. Sia conseguente alle sue continue dichiarazioni di strategicità della chimica verde in Sardegna e dimostri più autorevolezza davanti alle multinazionali presenti nel nostro territorio. È necessaria un'inversione di rotta chiara, netta e senza tentennamenti; altrimenti il prezzo che si pagherà, oltre al fallimento certificato del tentativo di reindustrializzazione del nostro polo industriale, sarà quello di aver perso più di un migliaio di maestranze e nuovi posti di lavoro che avrebbero potuto esercitare nei cantieri del Petrolchimico e di Fiume santo. La riscrittura di una parte del protocollo attraverso un memorandum che qualcuno sta tentando di realizzare, si sta portando avanti senza il coinvolgimento attivo delle Ooss, cioè quei soggetti co-protagonisti della prima stesura; quei soggetti che fino ad oggi hanno cercato di gestire e difendere in totale solitudine il progetto, la sua validità ed i suoi lavoratori. Siamo pronti a discutere qualsiasi nuovo documento, ma riteniamo imprescindibile che non si travolga e stravolga il valore aggiunto del protocollo del 2011. Chiediamo inoltre che non si modifichino gli investimenti e i numeri delle maestranze che sarebbero dovute essere impiegate. O la Politica si riavvicina al mondo del lavoro oppure perderà l'occasione di poter riconquistare la fiducia di quel mondo operaio che ancora oggi spera nella rinascita di un territorio martoriato dalla crisi; crisi industriale e di valori. Noi abbiamo il dovere di denunciare i silenzi, i contrasti e le storture che vanno contro le nostre realtà industriali e contro i lavoratori. Non saremo mai complici di questo lassismo politico che vorrebbe pensare sempre ad un'ennesima fittizia alternativa all'industria e allo sviluppo industriale.
Giovanni Tavera Segretario generale Uiltec Sassari