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La Dichiarazione scientifica sui cambiamenti climatici

Poco prima dell' inizio del COP21 di Parigi, a Roma si era tenuto, il 19 e 20 novembre 2015, un meeting organizzato da una serie di società italiane a carattere scientifico. Il nome dell' evento era “Rome 2015 – Science Symposium on Climate” e il suo scopo doveva essere, almeno in origine, quello di stimolare un dibattito sul clima e sulle conseguenze dei cambiamenti climatici in atto. Nella pratica, invece, non esisteva nessun dibattito poichè tutti i partecipanti condividevano in sostanza la stessa visione ambientalista ed erano tutti a favore della teoria secondo la quale attualmente sono in atto dei cambiamenti climatici - costrutto semantico che ha ormai quasi copletamente sostituito il vecchio 'riscaldamento globale' - la cui causa prevalente sono le attività umane.

Il simposio doveva inoltre stilare una serie di punti che descrivessero delle 'azioni' da svolgere per cercare di contenere e mitigare gli effetti delle attività umane sul clima, una sorta di vademecum per i politici da utilizzare nelle future decisioni.


Il risultato del simposio é stato la produzione di una breve dichiarazione - che potete leggere QUI - sottoscritta dalle seguenti associazioni: SISC - Società Italiana per le Scienze del Clima, AGI - Associazione Geofi sica Italiana, AIAM - Associazione Italiana di AgroMeteorologia, AIEAR - Associazione Italiana degli Economisti dell’Ambiente e delle Risorse naturali, ATIt - Associazione Teriologica Italiana, CATAP - Coordinamento delle Associazioni Tecnico-scientifi che per l’Ambiente ed il Paesaggio, COI - Commissione Oceanografi ca Italiana, FLA - Fondazione Lombardia Ambiente, GII - Gruppo italiano di Idraulica, HOS - Historical Oceanography Society, SIDEA - Società Italiana di Economia Agraria, SMI - Società Meteorologica Italiana.


Tra i firmatari mancano però tante altre associazioni, magari minoritarie, ma non per questo di minore importanza. Tra queste annoveriamo la SCI (Società Chimica Italiana) e la SIF (Società Italiana di Fisica), e proprio quest' ultima é entrata nell' occio del ciclone a causa del rifiuto, da parte della sua presidentessa Luisa Cifarelli, di firmare a nome della SIF la dichiarazione finale del simposio.


Il rifiuto di firma da parte della Cifarelli é arrivato dopo che la stessa ha proposto di utilizzare termini meno assolutistici nella dichiarazione, proosta che é stata scartata dai relatori. La Cifarelli é stata quindi duramente criticata da alcuni blogger (vedasi l' articolo di Marco Cattaneo con relativi commenti) e da numerosi fisici italiani che non si sono sentiti rappresentati dalle dichiarazioni della Cifarelli, la quale, a dirla tutta, ha tempestivamente chiarito i motivi del suo rifiuto di firma.

Vada come vada, la vicenda mi dà l' occasione per analizzare brevemente questa discussa Dichiarazione e di dire la mia in qualità di chimico e tecnico ambientale, oltre che da appassionato di global warming.


Iniziamo con una premessa: la dichiarazione parte con una presa di posizione basata su un assunto, e cioè che i cambiamenti climatici siano reali, straordinari (nel senso di 'non usuali'), e dannosi. Questo concetto, che a molti potrebbe sembrare ovvio, in realtà non lo é affatto in questa formulazione. Chiarirò tra non molto cosa intendo.

Qui di seguito riporto il contenuto per intero della prima parte della Dichiarazione, tralasciando la parte successiva che riguarda le soluzioni e politiche da adottare, in quanto non di mio interesse. In testo corsivo il contenuto originale della Dichiarazione, in carattere normale colorato e tra parentesi quadre i miei commenti.




Dichiarazione scientifica sui cambiamenti climatici - Roma 20 Dicembre 2015


I cambiamenti climatici costituiscono per la comunità internazionale una delle sfide più complesse e importanti, le cui conseguenze negative hanno un’ elevata rilevanza per economie e società, non solo per l’ ambiente [Le conseguenze, positive o negative, vanno valutate attentamente. Intanto, non essendo ancora stabilito che i cambiamenti climatici siano reali e straordinari, non si può dire cosa esattamente sia loro conseguenza. Tanto meno si può stabilire se una conseguenza sia positiva o negativa se non analizzando ogni possibile conseguenza sotto diversi aspetti e diverse scale d' azione. Vale la pena ricordare che il primo grande studioso sul tema, Arrhenius, vedeva nei gas serra e nell' effetto della CO2 uno scenario più che positivo per il pianeta, e anche per la popolazione. Arrhenius scrisse in un suo importante libro (Worlds in Making - 1908) che "Grazie all' influenza della crescente percentuale di acido carbonico nell' atmosfera, possiamo sperare di godere di un' età con climi più uniformi e migliori, in particolare per quanto riguarda le regioni più fredde della terra, una età in cui la terra produrrà colture molto più abbondanti rispetto a ora, per il beneficio di una rapida moltiplicazione dell' umanità". Di fatto come sanno gli esperti di botanica e di zoologia, negli ultimi anni sono state scoperte tantissime nuove specie animali e vegetali, segno del fatto che il pianeta si adatta, e che non é possibile descrivere come 'negativo' o 'positivo' un fenomeno (o una conseguenza) senza specificare precisamente in che termini ci si esprime e chi é soggetto a questo fenomeno. Come lascia intendere l' aumento incredibile di vegetazione degli ultimi anni, la CO2 ritenuta dannosa per il clima nei confronti dell' uomo e della sua società, é invece utilissima alla salute della vita vegetale.]. Allo stesso tempo, rappresentano anche un’ opportunità per rinnovare i sistemi economici e introdurre innovazioni tecnologiche e sociali [Più che altro, il rinnovamento (termine improprio) dei sistemi economici e tecnologici é il motivo primario per cui si parla di cambiamenti climatici. Il termine 'rinnovamento' é improprio perchè non si introduce nulla di nuovo, si vuole anzi utilizzare il più vecchio dei sistemi: la tassazione. Se ci fate caso le politiche ambientali si basano più sulla tassazione che sull' implementazione di tecnologie, e le tecnologie da implementare - nemmeno queste nuove ma vecchissime - vengono di fatto incentivate con somme che poi ritornano dalle varie tassazioni. Lo scopo é far girare più denaro, allargare l' economia.] . Il Quinto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici dell’ IPCC, la più esaustiva e aggiornata raccolta delle conoscenze scientifiche sul clima, contiene un’ ampia collezione di dati, informazioni e risultati sui quali converge un consenso condiviso all’ interno della comunità scientifica [Il V rapporto IPCC, come tutti i precedenti, non contiene assolutamente la più esaustiva raccolta delle conoscenze scientifiche. Contiene una mole enorme di studi e di commenti che paventano una ipotesi. Di rapporto in rapporto la 'scienza condivisa' del' IPCC veniva aggiornata per aggiustare il tiro rispetto alle dichiarazioni fatte in precedenza. Per esempio si é notato che le previsioni catastrofiste fatte nei primi rapporti non avevano fondamento, e si é limato qui e li per produrre un documento più cauto che però, paradossalmente, nel tempo diventava sempre più decisivo. In sostanza, nonostante di volta in volta le previsioni fatte fossero saltate, si é passati da un primo rapporto in cui si investigava il contributo umano fino ad un ultimo rapporto in cui si dichiara questo contributo umano come estremamente probabile (grado di certezza circa 95%). Nel corso degli anni inoltre sono stati tanti gli scienziati che dalla posizione dell' IPCC hanno preso le distanze, sono decine di migliaia gli scienziati di varie materie - dalla fisica alla chimica alla meteorologia alla geologia etc - che da sempre hanno contestato la posizione dell' IPCC, sono stati prodotti studi di ogni genere che hanno messo in crisi quella che viene chiamata 'scienza condivisa' sul clima e si é dimostrato più volte come questo consenso in realtà sia un artificio statistico fraudolento. Non solo, si é dimostrato ormai più volte che la Nasa e il NOAA hanno falsificato e riadattato dei dati per sostenere la loro tesi. Ma anche qualora un consenso davvero esistesse, questo non può e non deve essere utilizzato come parere scientifico, ma tutt' al più solo politico. La scienza non può essere assoggettata al volere popolare o politico, e anzi spesso di questi tempi il desiderio, il parere, ed il volere comune contrastano ferocemente con quella che é la ragione della tecnologia *].


I principali risultati possono essere riassunti nel modo seguente:


• l’ influenza umana sul sistema climatico è inequivocabile [questa frase é ambigua per principio, perchè scientificamente non è mai stata trovata la famosa 'impronta' (viene chiamata 'fingerprint' in ambito scientifico) delle attività umane. In sostanza non é possibile stabilire in nessun modo con certezza quale effetto sia dovuto alle emissioni umane e quale no. Un tentativo fu fatto analizzando il rapporto degli isotopi di carbonio, ma tale tentativo si é dimostrato inconcludente.] ed è estremamente probabile che le attività umane siano la causa dominante del riscaldamento verificatosi a partire dalla metà del XX secolo [Non viene mai dichiarato quali attività umane si intendono come generatrici di cambiamenti climatici. Genericamente si parla di utilizzo di fonti fossili ma queste vengono utilizzate in svariati ambiti, perfino in quelli di produzione di tecnologie chiamate 'green' e pubblicizzate come metodi per contrastare i cambiamenti climatici. Per esempio la costruzione di pale eoliche genera un' altissima produzione di gas serra, principalmente CO2 (rapporto CO2 / acciaio impiegato: 2.8:1), e così pure tramite i processi di fonderia e i processi di estrazione e lavorazione del neodimio utilizzato per i magneti dei rotori]. Il continuo riscaldamento del pianeta aumenta i rischi di impatti gravi, pervasivi e irreversibili sul sistema climatico [Il riscaldamento del pianeta non é continuo nè uniforme, é ciclico e localizzato in macro-zone generalmente collocate nell' emisfero settentrionale, e coincidenti con le zone ad alta densità di popolazione. Ciò conferma quindi l' inesattezza scientifica del concetto di fenomeno 'globale'. Inoltre per un certo numero di zone che si stanno riscaldando, ve ne sono altre che si stanno raffreddando (proprio come una quarantina di anni fa si parlava di 'raffreddamento globale', caratterizzato però da locali riscaldamenti), e la distribuzione geografica e temporale dei fenomeni meteorologici, lungi dall' essere uniforme, non può essere giustificata con un fenomeno di riscaldamento. In sostanza se il pianeta si stesse mediamente riscaldando, significherebbe che si riscaldano più zone di quante si raffreddano, ne conseguirebbe che la fenomenologia meteorologica a livello planetario rispecchierebbe la prevalenza di riscaldamento. Questo non succede, ed é indicativo il fatto che alcuni media ambientalisti utilizzino l' aumento di eventi temporaleschi di freddo per confermare il riscaldamento teorizzato. Anche l' irreversibilità del fenomeno o degli effetti é una congettura non dimostrabile, di fatto non esiste nessun modello che possa prevedere in maniera attendibile questa irreversibilità.];

• gli impatti dei cambiamenti climatici si stanno già manifestando e interessano sia i Paesi in via di sviluppo che i Paesi più sviluppati [Non viene specificato quali siano questi impatti]. Le comunità più deboli da un punto di vista sociale, economico, culturale, politico, istituzionale sono particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici;

• dal 1950 ad oggi sono aumentati gli eventi climatici estremi (ad esempio ondate di calore, innalzamento del livello del mare, precipitazioni violente, gravi siccità) e molti di questi sono attribuibili all’ influenza delle attività umane [Non é possibile dimostrare che gli eventi estremi siano aumentati, se non altro per un motivo di record storici. Come in tanti altri ambiti, attualmente abbiamo una maggiore informazione, e la diffusione su internet di questa informazione rende adesso più reperibili gli eventi più vicini a noi. In passato le registrazioni di eventi meteorologici non erano frequenti come adesso, anche perchè nel frattempo - anche grazie alla paura e agli allarmismi - é aumentata la sensibilità nella loro registrazione storica. Inoltre nel tempo sono cambiati i parametri di riferimento e di classificazione di cosa sia o meno un 'evento estremo'. Nonostante questa impossibilità di dimostrazione, guardando ad alcune liste di eventi considerati estremi, e paragonandole con le previsioni dei report IPCC, si osserva una tendenza contraria. Un facile esperimento può essere condotto verificando la lista dei più potenti cicloni tropicali presente su Wikipedia inglese (fonte: documento "Typhoon information for the Western Pacific ocean"), nel range dal 1950 al 2015. In 55 anni di storico, il punto di mezzo é sito al 1982. Ebbene il numero di cicloni dal 1950 al 1982 (42) é molto maggiore di quello tra il 1983 e il 2015 (18) nonostante l' IPCC prevedesse nel report un aumento dei fenomeni meteorologici estremi proprio nel settore identificato come Western Pacific e lo imputasse alle attività umane. Chi sostiene inoltre che l' aumento di eventi estremi sia dovuto ad attività umane si basa in genere su studi probabilistici e statistici che usano modelli di attribuzione, e che danno come massimo grado di certezza un 'verosimilmente' o un 'molto probabilmente'. Molti di questi studi (ad esempio Pell et all 2011 e Hansen et al 2012) inoltre usano questi modelli per trovare una traccia umana in eventi meteorologici di singoli anni o brevi periodi ed in zone geografiche precise. Questo va contro la teoria di base del global warming e dei mutamenti climatici in generale che non prevede di poter giustificare o smentire utilizzando singoli o limitati eventi in singole zone del globo. Infatti quando 'negazionisti' (compresi noi) fanno notare come alcune realtà locali smentiscano la teoria dell' effetto 'globale' l' unanima risposta é che "non si possono usare i dati di una sola zona per inficiare una teoria globale". Allo stesso modo non deve essere possibile utilizzare una statistica locale o limitata nel tempo per validare una teoria globale.];

• l’ esposizione e la vulnerabilità ai cambiamenti climatici e agli eventi estremi, insieme ad eventi pericolosi connessi al clima, costituiscono componenti cruciali per la valutazione e la gestione del rischio di ogni attività economica o sociale [e questa é sacrosanta verità, ma solo nel caso in cui fosse davvero stabilito che esistano cambiamenti climatici - lo ripetiamo: terminologia impropria - e che siano pericolosi].


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NOTA

* Un tipico esempio di come il volere e l' impressione popolari siano in contrasto con la tecnologia e la scienza, é il caso degli inceneritori. Nonostante ormai da almeno 20 anni tutti gli inceneritori marcino per il 99% del loro uptime emettendo emissioni i cui valori analitici sono tra le 20 e le 200 volte (a seconda del parametro) dei termini di legge, e siano la più pulita ed efficiente tecnologia di trattamento dei rifiuti, la percezione popolare é che questi impianti siano altamente inquinanti. Per approfondire il tema rimandiamo alla nostra sezione apposita.


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