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Conferenza ONU sul Global Warming: un incontro di business

Il 23 Settembre 2014 si terrà a New York il meeting organizzato dal segretario generale dell' ONU Ban Ki-mon. L' India ha già annunciato che non parteciperà, la Germania e la Cina sono in forse. Il capo degli affari climatici Christiana Figuerez ha avvertito che l' assenza di alcuni capi di stato "non fermerà i lavori della commissione clima nè il percorso che scaturirà dal meeting"... finora sono 14 i capi di stato che hanno esplicitamente confermato, ma la Figueres ha dichiarato di aspettarsi la partecipazione di circa 125 nazioni.

Lo scopo di questa conferenza sarà discutere le politiche di riduzione dell' uso del carbone, nonchè quello di ragionare e stabilire direttive sulle Carbon Tax.


A leggere gli articoli di giornale e dei vari siti di informazione che sponsorizzano e danno visibilità alla conferenza, però, salta subito all' occhio una cosa: la conferenza sarà una sorta di circo in cui una serie di businessmen decideranno come fare nuovi affari.

La lista delle aziende e delle imprese di cui é confermata la partecipazione al quartier generale delle Nazioni Unite comprende HP, CERES, BT, Unilever, Virgin, Lokheed, CDP, WBCSD e tante altre. Tutte queste aziende hanno preso impegni riguardanti la partecipazione al percorso di riduzione del carbone, il chè implica un notevole giro d' affari relativo alle nuove tecnologie che sostituiranno il combustibile.


La cosa buffa é che credendo di fare cosa gradita e di dare una informazione da guardare con consenso, c' é chi svela tra le righe esattamente a cosa servono le politiche di riduzione del carbone. Il rapporto del governo inglese emesso il 9 settembre infatti riferisce che l' economia britannica beneficerebbe tra qui e il 2050 di oltre 210 miliardi di sterline, se supportasse le politiche di riduzione del carbone. E questa cifra non tiene conto degli introiti derivanti dalle Carbon Tax.


Pensateci bene: il ragionamento che viene fatto dall' ONU a riguardo della 'crescita a basso tenore di carbonio', come viene chiamata attualmente la politica di riduzione, funziona più o meno così:


- so che non si potrà eliminare l' uso del carbone

- promuovo una politica di riduzione

- nel frattempo permetto comunque a tutti di usare carbone ed inquinare facendogli pagare una tassa

- spalmo questa politica di riduzione su 40 anni in modo da assicurarmi introiti dalle tasse per tutto il periodo


Può un discorso del genere essere basato sulla buona fede?

Può un discorso del genere essere compatibile con la presunta urgenza che viene propagandata?

Può un discorso del genere essere valido quando si continua in parallelo a sostenere che la CO2 ci sta causando danni irreparabili?


La mia risposta é NO a tutte queste domande.

Le politiche sul clima, le menzogne sul global warming, hanno solo un fine, un fine per niente nobile e anzi assolutamente disgustoso: assicurare un business.

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