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Ebbene andiamo a verificare questi studi. Non ci vuole molto a trovarli avendo i riferimenti delle zone geografiche. Lo studio francese intanto (lo trovate QUI) é uno studio particolare: risale ai primi anni del 2000 e studia la casistica di insorgenza di tumori negli anni 80 e 90 in una popolazione che tra il 1972 e il 1986 ha vissuto a ridosso di un inceneritore costruito negli anni '60. Questo non viene detto dal medico, e il lettore ha l impressione di leggere qualcosa di aggornato o comunque ancora valido. INvece non è così, e lo studio lo dichiara esplicitamente: 

 

Les premiers résultats de l’étude mettent en évidence une relation significative entre le lieu de résidence sous un panache d’incinérateur de 1972 à 1985 et l'augmentation du risque de certains cancers : chez la femme, tous cancers et cancer du sein et, sans tenir compte du sexe, cancer du foie et lymphomes malins non hodgkiniens. Cette dernière relation est cohérente avec les résultats d’une précédente étude française. L’étude suggère également un lien avec les sarcomes des tissus mous.
L’interprétation de ces données nécessite encore des approfondissements.
L’étude portant sur une situation passée, ces résultats ne peuvent pas être transposés aux situations actuellement générées par les incinérateurs, moins polluants et mieux contrôlés qu’auparavant. 

 

I primi risultati dello studio mostrano una significativa relazione tra luogo di residenza sotto un pennacchio 1972 inceneritore nel 1985 e l'aumento del rischio di alcuni tumori: nelle donne, tutti i tumori e il cancro al seno e, indipendentemente dal sesso, cancro del fegato e linfomi non-Hodgkin. Quest'ultimo rapporto è coerente con i risultati di un precedente studio francese. Lo studio suggerisce anche un legame con sarcomi dei tessuti molli.
L'interpretazione di questi dati richiede ancora approfondimento.
Lo studio riguarda una situazione passata, questo risultato non può essere trasposto alle situazioni attualmente generate dagli inceneritori, più puliti e meglio di prima controllati.

 

 

Lo studio viene quindi citato male e a sproposito, e c' é da chiedersi se lo scopo non fosse quello di spaventare e disinformare di proposito.

 

Veniamo ora al caso italiano. Sugli inceneritori di Forlì ci sono almeno 2 studi, condotti da Arpa.

Il primo é uno studio del 2007 inserito nel contesto del progetto europeo Enhance Health, finanziato dalla Comunità Europea nell’ambito del programma Interreg 3C Zona Est, e si poneva l' obiettivo di sperimentare l’attivazione di un sistema di sorveglianza ambientale e sanitaria in aree urbane in prossimità di impianti di incenerimento e complessi industriali. Lo studio pilota italiano è stato condotto nella zona di Coriano in cui oltre ai due impianti per trattamento di rifiuti solidi urbani ed ospedalieri ,insistono attività industriali ed arterie di grande traffico. Vi rimandiamo al documento originale se siete curiosi di leggerlo, noi qui vi offriamo solo un estratto significativo dalle conclusioni dello studio:

 

L’analisi chimica delle polveri fini raccolte in modo quantitativamente significativo nel sito di massima ricaduta delle emissioni provenienti dai due inceneritori di Coriano, non sono risultate più ricche di metalli pesanti o di altri pericolosi inquinanti organici rispetto a quanto campionato nel sito di minima ricaduta; ciò lascia supporre un ruolo trascurabile degli inceneritori nell’inquinamento complessivo da polveri all’interno dell’area industriale esaminata. Inoltre i contenuti di diossine e dibenzofurani (PCDD e PCDF) sono risultati paragonabili a quelli riportati in letteratura per siti rurali o suburbani ovvero molto più bassi di quelli riportati per alcune aree industriali europee o USA. La contaminazione da metalli pesanti e di PCDD/PCDF, rilevata nelle deposizioni e nei campioni di terreno, è analoga a quella attestata da diverse pubblicazioni riguardanti siti di varia natura. In particolare, confrontando i dati ottenuti su campioni di terreno prelevati a 10 cm e 50 cm di profondità, non si è riscontrato alcun arricchimento in metalli pesanti.  In sintesi, dalle indagini ambientali è emerso come la qualità dell’aria nella zona industriale sia influenzata principalmente dal traffico identificato come fattore confondente. Invece, l’impatto degli inceneritori sull’inquinamento atmosferico, non presenta aspetti di significatività ambientale e risulta molto inferiore ai fattori confondenti derivanti dalle consistenti emissioni dei motori a scoppio provenienti dalla vicina autostrada A14. Inoltre, l’inquinamento delle sostanze più pericolose (diossine e metalli pesanti), sia nel particolato che nelle deposizioni, non è apparso maggiore di quello caratteristico di molti altri siti urbani o rurali.

 

E' chiaro quindi che nessun allarmismo é possibile usando la ragione, e questo studio non può essere assolutamente usato per asserire che gli inceneritori di Forlì siano tossici e causa certa di malattie e decessi.

 

Il secondo studio é molto recente, del 2012, ed é uno studio di epidemiologia condotto dal servizio Moniter di monitoraggio ambientale, con la collaborazione di Arpa e di specialisti nelle materie coinvolte. Lo studio tratta l' argomento dividendolo in 4 tematiche:

 

  • Esiti della gravidanza

  • Rischio di aborto spontaneo

  • Malformazioni congenite

  • Mortalità e incidenza dei tumori

 

Ebbene andiamo a verificare le conclusioni di ognuno di questi 4 aspetti:

 

Esiti della gravidanza:

Per nessuno degli esiti considerati si rilevano differenze signifi cative tra le aree in studio e le medie regionali. Tuttavia, considerando l’occorrenza di ogni esito all’interno delle aree in relazione ai livelli di esposizione, si manifestano risultati diversifi cati. L’esposizione a inceneritore non mostra alcun effetto sul rapporto tra sessi, sulle nascite gemellari, sul basso peso alla nascita.

 

Rischio di aborto spontaneo:

Lo studio suggerisce una associazione tra esposizione a inceneritore e abortività spontanea.

 

N.B.: nell' approfondimento di questa parte dello studio ci sono da evidenziare 2 cose: 1) più volte vien detto che tra esposizione a inceneritore ed aborti spontanei non si é vista mai una 'associazione significativa' ma solo un 'trend significativo' 2) siccome un aborto spontaneo a volte può provocare difficoltà in successive gravidanze, sono stati analizzati gli 'aborti ripetuti', che sono stati il 9% di tutti gli aborti spontanei, e vien specificato che: "Essi sono complessivamente 164 (9,2% del totale degli aborti considerati) e la loro distribuzione non è associata con l’esposizione a inceneritore". Il paragrafo Conclusioni dell' approfondimento recita: "Lo studio ha rilevato una debole associazione tra la frequenza relativa di abortività spontanea e l’esposizione agli inquinanti emessi da sette inceneritori presenti in Emilia-Romagna"

 

Malformazioni congenite:

I deboli segnali emersi non forniscono elementi probanti per l’attribuzione di un nesso causale tra malformazioni ed esposizione agli inquinanti emessi dagli inceneritori e suggerisce analisi su casistiche più numerose.

 

Mortalità e incidenza tumori:

Nel complesso, lo studio non ha messo in evidenza una coerente associazione tra livelli di esposizione e mortalità o incidenza di tumori. Alcune sedi tumorali, colon nelle donne e linfoma non Hodgkin, per le quali esisteva già una debole evidenza a priori, sono risultate associate con l’esposizione in studio nella coorte di Modena, pur con diversa forza dell’associazione. Il tumore del fegato, anch’esso già segnalato in letteratura, è risultato variamente associato con l’esposizione nelle diverse coorti indagate. Infine per il tumore del pancreas, non esplorato in altri studi, è stata osservata nei maschi un’associazione con l’esposizione nella coorte maggiore. Queste associazioni, di cui non è possibile valutare il rapporto di causalità con l’esposizione a inceneritori per rifiuti solidi urbani, rappresentano gli unici indizi sulla possibile cancerogenicità delle emissioni da inceneritori

 

 

Ed ecco che neanche questo studio, come avevamo già chiarito - e siamo pronti a dimostrare la stessa cosa su tutti gli studi - trova un nesso di causalità o stabilisce la cancerosità dell' esposizione a inceneritori. Vogliamo chiudere con ancora un altro studio, sempre del servizio Moniter, ma del 2011 e non si tratta di uno studio epidemiologico ma di uno studio molto più tecnico ed più orientato al processo di incenerimento e in particolare alle emissioni. 

Leggiamo chiaramente:

 

Campionamenti effettuati nell’arco di due anni evidenziano che il fenomeno della ricaduta di inquinanti al suolo è tuttora in atto, e va ascritto principalmente all’azione inquinante del traffico veicolare a cui si vanno sovrapponendo localmente fenomeni di contaminazione di differente origine. Le analisi di diossine e furani hanno messo in evidenza che non esistono emergenze di accumulo di tali microinquinanti. A conclusione di questa premessa mi sia consentito di fare qualche breve considerazione che esula dagli aspetti meramente tecnici delle Linee Progettuali 1 e 2. L’elemento che emerge da queste attività di Moniter è inequivoco: l’impatto di un inceneritore dotato delle migliori tecnologie disponibili ed esercito al meglio sulla qualità dell’aria è talmente basso da essere indiscernibile. Eppure gli inceneritori sono tra gli impianti più avversati dall’opinione pubblica.

 

Questa avversione, lo abbiamo dimostrato, arriva molto spesso alla propagazione di autentiche menzogne. Ciò é già inaccettabile quando a diffonderle é un comitato di quartiere composto da ignoranti della materia, ma é ancor più imperdonabile se a diffondere la menzogna sono medici, tecnici, e specialisti dei settori coinvolti.

 

(continua a Pagina 3)

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