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Il business dei Consorzi

Nell' articolo 'La raccolta differenziata: solo un business' scrivevo che questo sistema di raccolta dei rifiuti é nato per creare un intero business sulla produzione e sulla gestione dei rifiuti. In questo articolo voglio approfondire alcuni aspetti poco noti di questo business.
Chi parla di Raccolta Differenziata in genere propaganda riciclo e riutilizzo, e la maggior parte della gente é convinta che queste 3 pratiche siano la soluzione al problema dei rifiuti. Occasionalmente si parla anche di 'Rifiuti Zero', spesso abbinato a frasi come 'aboliamo gli inceneritori'. Non voglio occuparmi per ora di questo aspetto, al quale dedicherò un articolo apposito, ma vorrei trattare qui del legame tra Differenziata, Riciclo, e Riutilizzo.
Per farlo però é bene partire da lontano, esattamente dal 1997.
E' in quell' anno che un personaggio di nome Edo Ronchi, ambientalista ed ecologista con zero competenze in materia, riesce a farsi approvare un decreto che é stato la condanna italiana al business dei rifiuti.
L' applicazione pratica di quel decreto é che i produttori di imballaggi sono obbligati a partecipare al loro smaltimento, tramite una adesione forzata a una serie di consorzi, uno per ogni genere di rifiuto. I consorzi sono 6 e rientrano tutti nella sigla CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi):


CIAL – Consorzio Imballaggi Alluminio;
CONSORZIO NAZIONALE ACCIAIO;
COMIECO – Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base cellulosica;
COREPLA – Consorzio Nazionale per la raccolta, il Recupero e il Riciclo degli Imballaggi in Plastica;
COREVE – Consorzio Recupero Vetro;
RILEGNO



I produttori di imballaggi possono essere obbligati anche ad iscriversi a più Consorzi di Filiera in base ovviamente alla natura dei materiali usati negli imballaggi e dal tipo degli stessi.
Questi produttori devono pagare una quota per ogni tonnellata di imballaggio prodotta e immessa sul mercato. Nel 2011 le quote erano Acciaio 15,49 Euro/t. Alluminio 25,82 Euro/t. Carta 22,00 Euro/t. Legno 8,00 Euro/t. Plastica 105,00 Euro/t. Vetro 10,32 Euro/t.

Questo contributo (che é una autentica estorsione alle aziende) prende il nome di Contributo CONAI.
Dunque i produttori, pagato questo pizzo, possono immettere nel mercato i loro imballaggi. Questi vengono utilizzati, e poi il residuo viene gettato come rifiuto.


A questo punto entra in gioco la Raccolta Differenziata, finanziata dai Comuni, anche loro associati come ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) i quali pagano alcune aziende appaltatrici le quali forniscono il servizio di raccolta. Più la percentuale di raccolta é alta, maggiore é il numero di tonnellate di materiali che ritornano a impianti di Riciclo. Dagli impianti di rilavorazione, una certa percentuale di ogni materiale viene utilizzata per produrre nuovi oggetti, favorendo quindi un Riutilizzo dei materiali originari. Ciò che non può essere riciclato e riutilizzato viene mandato a distruzione (una fase che quasi mai i divulgatori di Differenziata, Riciclo e Riutilizzo menzionano) dalla quale a volte si recupera un minimo di energia.
I consorzi suddetti, rimborsano all' Anci, comune per comune, una certa somma per ogni tonnellata di materiale differenziato; questa somma aumenta, almeno teoricamente, con l' aumentare della percentuale di Differenziata realizzata. Ad esempio, nel 2012, per quanto riguarda l’acciaio, si va da 38,99 €/ton (contro 38,27 del 2011) per frazioni estranee tra il 15 e il 20%, fino a 85,07 €/ton (erano 83,51) con impurità limitate al solo 5%. Per la raccolta dell’alluminio si va da 177,21 €/ton (nel 2011 erano 173,96) a 434,77 (contro 426,79). Per i rifiuti di imballaggi cellulosici si passa dai 91,38 ai 93,09 €/ton. Per quelli di legno da raccolta pubblica vengono corrisposti dai 7,10 €/ton ai 14,18 per qualità superiori. Per il vetro, invece, in fascia d’ eccellenza, il corrispettivo è di 38,27 €/ton (contro i 37,57 del 2011). Più variegati e diversificati sono contributi per i materiali in plastica. Comunque, anche in questo caso plastiche mono polimero post consumo (i famosi tappi di plastica), valgono almeno 246 euro a tonnellata.

 

Questo sistema ha portato numerose persone, purtroppo anche tecnici, a dichiarare che “Chi pensa che la raccolta differenziata non serva e ci continua a raccontare che la differenziata costa troppo, è servito” (dichiarazione di Federico Valerio, Chimico ambientale di Genova).



Il problema é che queste considerazioni vanno bene finchè non ci si ferma a pensare a cosa comporti tutto questo. E' vero che questi consorzi rimborsano ai comuni 'virtuosi' una certa somma, ma é vero anche che la RD funziona bene solo in comuni con basso numero di abitanti. Nessun comune con più di 100.000 abitanti in Italia supera il 50% di Raccolta Differenziata. Le somme realmente ridate ai comuni sono irrisorie.
Per rendervi l' idea, vi riporto i dati di COMIECO, il consorzio responsabile per gli imballaggi di cellulosa, attraverso il loro documento Monitor Gen-Mar2013 – Centro Italia.


Nel Lazio nel periodo Gennaio – Marzo 2013 si sono raccolte in totale 17.148 tonnellate di cellulosa.
Con un rimborso di 93 euro a tonnellata, abbiamo un totale teorico di 1,594,764 euro, da dividere fra i 378 comuni del Lazio, per una somma di 4218 euro a comune... il che é meglio di niente, ma quanto costa al comune mettere su un sistema di RD per la carta?
I comuni infatti finanziano i progetti di RD tramite l' aumento della tassazione e i contributi economici della Comunità Europea, vale a dire, sempre con i soldi dei cittadini. Nonostante questo i comunicati fatti dai consorzi sono studiati per esaltare l' animo 'verde' del cittadino, con proclami come:

 

“Come conferma il rapporto, l’Italia è oggi un’eccellenza per ciò che riguarda il tasso di riciclo, ovvero la quantità percentuale di imballaggi immessi al consumo che vengono recuperati e riciclati: per il 2011 è pari al 79,6%, in crescita dello 0,9% sull’anno precedente, un dato che ci posiziona sopra la media europea. Se a questo dato aggiungiamo quello del recupero energetico degli imballaggi, il tasso di recupero raggiunge l’87,6%: in Italia, 9 imballaggi su 10 sono recuperati e riciclati, posizionandoci così ai vertici in Europa.
26 discariche evitate, quasi 500 milioni di euro di benefici economici.”

(dal sito COMIECO – 18/07/2012)



C' é un altro aspetto da considerare.
Erroneamente molte persone pensano che tutto questi giro di Differenziata, Riciclo, e Riutilizzo, porterà piano piano alla riduzione della produzione di nuovi imballaggi. Il ragionamento, che sta alla base del Rifiuti Zero e dello 'Sviluppo Sostenibile', é che se ricicliamo e riutilizziamo gran parte del materiale, sarà necessario produrre sempre meno imballaggi nuovi.
Niente di più errato, perchè l' intero sistema si basa sui contributi obbligatori che i produttori pagano ai consorzi di riciclo/riutilizzo! Teoricamente se la produzione di nuovi imballaggi tendesse a zero, tenderebbe a zero il contributo che i produttori pagherebbero ai consorzi, mettendo in crisi la loro stessa esistenza, e facendo diminuire drasticamente le cifre rimborsate ai comuni per ogni tonnellata di differenziato.

La struttura stessa della RD verrebbe ad essere minata, e questo, ovviamente, non lo vuole nessuno.

E questo ci riporta al discorso del “Perchè la RD non funziona”, al quale é dedicato un articolo approfondito.



L' ennesimo business poi, é quello dei materiali riutilizzati. I consorzi del riciclo/riutilizzo infatti vendono il riciclato alle aziende che producono beni con 'materiale verde', aziende che ottengono certificazioni ambientali, premi etici (spesso in denaro), e che ricavano dalla vendita dei loro prodotti cifre esorbitanti, essendo il prezzo dei 'beni da riciclo' solitamente abbastanza elevato, a fronte di una qualità inferiore a quella del corrispettivo bene 'nuovo'. Un esempio da manuale sono i produttori con plastiche riciclate: sedie prodotte con questo tipo di plastica costano mediamente un 15 - 20% in più, a fronte di una vita media minore rispetto alle sedie nuove prodotte con plastica di prima mano. Questo business si é talmente sviluppato che il sempre maggior numero di aziende che producono con materiale riciclato causi una maggiore richiesta, ed è per questo, oltre al dover mantenere i contributi dei produttori, che certi personaggi spingono sulla RD. Già nel 2010 infatti le plastiche riciclate (ben 614.000 tonnellate) non riuscivano a soddisfare il fabbisogno delle 'nuove industrie', e si è dovuti ricorrere all' importazione di plastiche riciclate!



Insomma, quando sentite parlare di Differenziata, di Riciclo, e di Riutilizzo, chiedetevi anche il perchè.



Links:

Il contributo CONAI

Rapporto Monitor Gennaio-Marzo 2013 - COMIECO

Ronchi: "Il COMIECO funziona"





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