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Lettera aperta a Roma Post sui rifiuti romani

Gentilissima Redazione,

vi scrivo in merito al bellissimo articolo da voi pubblicato, il cui titolo ho riportato in oggetto, un articolo che ha il merito di essere uno dei pochissimi che sviscera il problema dei rifiuti romani per quel che davvero é, e propone idee di soluzione.

Intanto permettetemi di presentarmi, sono un perito chimico industriale, con qualifica europea di Tecnico per la Gestione delle Acque e delle Risorse Ambientali patrocinata dalla Regione Sardegna nel 1996 e conseguita presso la facoltà di Chimica dell' Università di Cagliari. Lavoro come progettista di impianti industriali nel campo energetico (Oil & Gas) e per 7 anni sono stato operatore di impianto complesso presso Eni; nel corso degli anni mi sono specializzato nel campo della gestione dei rifiuti e delle soluzioni tecnologiche per le problematiche ambientali, argomento di cui mi occupo nel mio sito tematico 'Tecnologie Ambientali'.

Ci tengo a precisare che non ho MAI lavorato in questi campi, che rimangono per me degli hobby, e non guadagno in nessun modo da questi temi. 

Ciò chiarito, vi scrivo per aggiungere qualche considerazione sul tema rifiuti romani che spero vogliate prendere in considerazione.

 

La situazione che voi dipingete rappresenta purtroppo solo la punta dell' Iceberg, e le idee proposte, le micro isole ecologiche, sono una buona metodica di organizzazione della raccolta MA non sono una soluzione al problema dei rifiuti.

Il problema dei rifiuti romani, dal lato strettamente pratico e tecnico, é solo uno: sono troppi.

Qualunque sia il metodo di raccolta (indifferenziata, differenziata stradale, differenziata porta a porta) e in qualsiasi modo questa venga organizzata (cassonetti stradali, mega contenitori condominiali, macro o micro isole ecologiche), questo non può costituire una soluzione del problema perchè la raccolta é solo una delle 4 fasi del processo di gestione dei rifiuti; in sostanza, una volta raccolti, in qualsiasi maniera, i rifiuti vanno 'gestiti'. Come farlo? Il problema si può risolvere solo utilizzando metodiche che riducano drasticamente il VOLUME di questi rifiuti (diffidate di chi propaganda soluzioni utilizzando come unità di misura il peso dei rifiuti), é il volume dei rifiuti a costituire un problema... i rifiuti stanno dappertutto e occupano superficie (e quindi volume) dedicabile ad altro; va da se quindi che, se la priorità potrebbe essere data alla riduzione dei rifiuti, siccome al lato pratico questa non é possibile in tempi brevi, bisogna escogitare metodiche di TRATTAMENTO (e non raccolta) che riducano il volume della mondezza.

E' per questo che nella  regione Lazio ci sono un certo numero di impianti del tipo TMB (trattamento meccanico biologico) i quali però, come puntualmente e sapientemente indicato da voi, sono al collasso. Inoltre, la efficacia della tipologia di trattamento é alquanto scarsa, circa 1/5 della carica alimentata deve comunque essere mandata a discarica. Certamente conferire a discarica 20,000 tonnellate di rifiuti anzi che 100.000 é buona cosa, ma... torniamo al 'volume': quanto spazio occupa questa porzione conferita in discarica? Un' enormità.

 

Lo scopo degli impianti di trattamento meccanico biologico inoltre é, dichiaratamente, "la stabilizzazione della frazione organica presente nel rifiuto indifferenziato residuo e all’ eventuale valorizzazione della frazione ad elevato potere calorifico mediante la produzione di CDR (Combustibile Da Rifiuti)" - ho citato dal sito di Arpa Veneto. Insomma alla fine della fiera il TMB é un metodo di riduzione della quantità di rifiuti che prepara allo smaltimento in discarica o alla combustione in inceneritore. Ma nel Lazio gli inceneritori non vengono utilizzati, purtroppo nonostante la concessione dell' AIA a 3 nuovi inceneritori, sia le municipalità sia i cittadini manifestano contro questa soluzione e riescono ad influenzare la politica di gestione dei rifiuti, portando alla perenne emergenza in cui continuamente ci troviamo.

 

C' é chi pensa che la soluzione al problema rifiuti sia il trittico: differenziata - riciclo - riutilizzo, ma é una falsa soluzione, specialmente perchè nonostante la differenziata stia aumentando quasi ovunque in Italia, in ben 18 anni da quando é stata introdotta la media italiana é solo del 42% (dati 2014), ciò significa che oltre la metà dei rifiuti non viene gestita. L' aumento medio annuale in italia é di circa l' 1.8 %, se anche potessimo immaginare di gestire i rifiuti con un 80% di differenziato, per arrivare a quella quota (se tutto andasse bene) ci vorrebbero altri 20 anni. E nel frattempo? 

C' é inoltre da chiarire un punto importante, generalmente tenuto nascosto: non tutto ciò che viene differenziato può essere riciclato: circa il 15-20% (a seconda della frazione) va comunque in discarica, e se aggiungiamo la quota che viene recuperata energeticamente ( = mandata in inceneritore), raggiungiamo circa il 32%-35%. 

Non si sfugge: riciclo, riutilizzo e differenziata, non sono una soluzione al problema.

 

Le soluzioni, però ci sono, e sono almeno 3:

1) incenerimento con recupero energetico

2) gassificazione

3) torcia al plasma

 

- L' incenerimento é la soluzione più veloce e che permette di trattare la maggior quantità di rifiuti, si possono tirare su impianti da 400.000 tonnellate annuali, i quali producono un 28% circa di residuo in termini di peso ma hanno una capacità di riduzione del volume del 90%! Immaginate di avere 100 m3 zeppi di rifiuti e di poterli ridurre a 10 m3... nessun tipo di trattamento meccanico o nessun genere di riciclo dà un risultato nemmeno lontanamente paragonabile.

- La gassificazione é un sistema di trattamento da applicare all' organico e alle frazioni umide, produce un gas di sintesi ottimo per produrre energia elettrica o termica, e allo stesso tempo é ottimo per recuperare acqua... si perchè questo processo estrae l' acqua che costituisce l' umidità della frazione. Il bilancio? Un impianto da 67000 tonnellate di materia organica recupera 34000 tonnellate di acqua e ha un residuo solido di sole 8000 tonnellate, con una resa di riduzione di volume del 90%

- La torcia al plasma é il sistema più efficiente in assoluto per lo smaltimento di materia, ed utilizza un concetto completamente diverso dagli altri metodi: non brucia o taglia i rifiuti, li atomizza. Con l' esposizione a temperature di 4000-5000°C la materia viene atomizzata e vengono a cessare sia l' esistenza di molecole che di legami. Non esistono più 'composti' ma solo 'atomi'. va da se, quindi, che non si hanno come sottoprodotto composti tossici perchè non si hanno composti di nessun genere. Tipicamente un impianto di torcia al plasma a livello industriale carica non più di 200mila tonnellate annuali. L' efficacia? Arriva anche a 52:1 in riduzione di volume. 100 m3 di rifiuti, trattati al plasma, lasciano 1.9 m3 di residuo inerte, ottimo per essere utilizzato in edilizia e ancor più per pavimentazioni stradali.

 

Allora vi propongo un calcolo: 

- la quota di produzione rifiuti romana annuale é di circa 3 milioni di tonnellate

- la media italiana di frazione organica nei rifiuti é del 38-40% (circa 1,2 milioni di tonnellate)

- la quota non organica é dunque di circa 1.8 milioni di tonnellate

 

La quota non organica si può gestire tramite 5 inceneritori da 400mila tonnellate/anno 

La quota organica si può gestire tramite 18 gassificatori da 67mila tonnellate 

Il residuo dei 5 inceneritori, con un rendimento in peso di 28%, sarebbe all' incirca di 500mila tonnellate annue

Queste si possono gestire tranquillamente con 3 impianti al plasma da 200mila tonnellate.

 

Tenete presente che il quadro da me proposto permette di non preoccuparsi di raccolta, di riciclo, di riutilizzo, ed in un solo anno é capace di gestire TUTTA la quota annuale di rifiuti prodotti, più un minimo della quota accumulata (perchè abbiamo utilizzato impianti sovradimensionati, per esempio 5 inceneritori da 400mila = 2 milioni contro 1.8 milioni di materiale teorico da trattare).

 

Nel frattempo abbiamo:

- recuperato 34mila * 18 = 612mila tonnellate d' acqua che, essendo passata attraverso un processo di osmosi inversa, può essere utilizzata ad uso umano.

- ripulito la città 

- prodotto energia elettrica e termica

- prodotto materiale di scarto inerte, non tossico, utilizzabile per rifare le pavimentazioni stradali

 

Siccome però io ho iniziato questo discorso dicendo che ciò che importa é il volume dei rifiuti, trasformiamo un po' i valori:

assumendo come fattore di conversione tra tonnellata e m3 = 1.5 (fonte FISE AssoAmbiente  report 2008) stiamo ragionando su un volume di circa 4.5 milioni di m3 di rifiuti annuali. Questi, sempre considerando di mandare circa il 40% come fase organica a gassificazione, e il 60% ad incenerimento, ci danno questi valori:

 

2.7 milioni m3 inorganico ad incenerimento con riduzione del 90% volume = residuo 0.27 milioni di m3 = 270mila m3

1.8 milioni m3 organico a gassificazione con riduzione del 90% volume = residuo 0.18 milioni di m3 = 180mila m3

270mila m3 inorganico + 180mila m3 organico mandati a plasma = 450mila m3 con riduzione di volume 52:1 = residuo 1.9% = 8550 m3

 

Abbiamo ridotto 4.5 milioni di m3 di volume ad appena 8550 m3. 

 

E non si pensi che questo sistema debba per forza essere nemico del riciclo e del riutilizzo... se all' interno degli impianti di incenerimento si allestisce una catena di smistamento e di separazione dei prodotti interessanti che possono essere riciclati (cioè i rifiuti si recuperano in sito, e non tramite differenziata), la quota da incenerire e da trattare al plasma diminuisce ulteriormente. 

 

Ecco allora che la soluzione al problema dei rifiuti c' é, é tecnologicamente a portata di mano, e in altri paesi é utilizzata senza paura e senza remore. A dir la verità in Italia pochi hanno sentito parlare di torcia al plasma, ma in terra nostra esiste un' eccellenza tecnologica  che produce proprio questo genere di soluzioni. Tale sistema di gestione dei rifiuti é comunemente utilizzato in paesi come Canada, Corea, Russia , Giappone, Stati Uniti, Francia, Svezia, Germania. Perchè non dovremmo pensarci anche noi? Perchè non si é mai scelto un panorama simile?

Tra l' altro, nell' emergenza rifiuti di Napoli e di Roma, le regioni hanno disposto l' invio dei nostri rifiuti in paesi esteri, pagandoli per smaltirli tramite incenerimento.... un grande controsenso se si pensa che poi li ripaghiamo per la fornitura di energia elettrica!

 

E qui purtroppo arriviamo al problema dei rifiuti dal lato politico/amministrativo: utilizzando queste metodiche di trattamento e smaltimento dei rifiuti non ci sarebbe bisogno di consorzi, la mole di lavoro disponibile sul mercato calerebbe drasticamente, e tutto quel sistema - più o meno legale - che attualmente gira intorno all' inefficiente gestione dei rifiuti, verrebbe a cadere. 

Ma tra i due scenari, quello da me teorizzato efficiente ma che dà poco lavoro, e quello attualmente impiegato che dà tantissimo lavoro ma crea sempre più emergenza, ci sono tante sfumature possibili: si può per esempio decidere di utilizzare questi sistemi su una parte di rifiuti mantenendo invariato il sistema 'a filiera' attualmente utilizzato che, come però vediamo ogni giorno, é completamente incapace di gestire l' enorme mole annuale. O si può scegliere di utilizzare il sistema attuale nei comuni medio piccoli (dove spesso riesce a dimostrarsi efficiente), e coinvolgere lo scenario da me proposto solo nelle situazioni critiche tipiche delle metropoli.

Insomma, sarebbe ora che ci si guardasse davvero intorno, senza paura, senza preconcetti ambientalisti, e si capisse che non possiamo più perdere tempo con palliativi solo per mantenere in piedi un castello di finanziamenti e appalti.

 

Saluti

 

Alessandro Demontis

chimico, tecnico ambientale

webmaster e redattore di

Tecnologie Ambientali

 

 

P.s. nel caso qualcuno pensasse: "si, ma gli inceneritori inquinano", lo invito a verificare nel sito di Hera Ambiente lo storico emissioni al camino dei suoi inceneritori emiliani, e lo invito anche a considerare che Parigi, Zurigo, Monaco, Varsavia, Cracovia, e Roskilde, hanno i loro inceneritori dentro città o a pochi chilometri dal centro abitato, col beneplacito della popolazione. A Roskilde, in Danimarca, l' inceneritore ha sul tetto un parco panoramico dove la gente passeggia e scia, e nel 2013 la popolazione é scesa in piazza per manifestare contro gli ambientalisti che chiedevano la chiusura del loro inceneritore panoramico.

 

 

 

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