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Due parole sugli impianti a Biogas

Una delle maggiori e più frequenti critiche mosse agli impianti di produzione elettrica tramite biogas partendo da scarti vegetali e/o animali (biomassa) é l' elevato costo dell' opera che costringe a forti finanziamenti pubblici da parte dello stato. Chi si dichiara contro il biogas in genere stenta a riconoscere la condizione di fonte rinnovabile degli scarti animali e vegetali, e considera negativamente il processo di digestione (per lo più anaerobica) di questi impianti assimilandoli spesso ad inceneritori. Non voglio occuparmi, in questo momento, delle critiche di questo genere, ci tengo invece a rispondere alle critiche relative al costo dell' opera.

A critiche  del genere vorrei rispondere con due ragionamenti che qui introdurrò brevemente e successivamente analizzerò nel dettaglio:

 

- tutte le forme di produzione energetica utilizzano finanziamenti statali, in diversa misura. Ciò che conta non é quanto finanziamento serve o viene dato, ma quale risultato si ottiene;

- il costo di produzione e gestione di un impianto a biogas é dovuto prevalentemente alle opere edilizie e al rimborso del debito. Riducendo uno dei due o entrambi cala anche il costo totale e quindi anche la richiesta di finanziamento statale.

 

Esaminiamo il primo punto.

Forme di incentivazione o finanziamento sono disponibili a tutti i metodi di produzione energetica, da fonti fossili e non, in maniera variabile; di questi fnanziamenti - o almeno di una parte - lo stato si rifà tramite tasse, accise, e quote versate dal Gestore Energetico il quale si rivale sull' utente in bolletta. Il meccanismo di finanziamento per l' energia utilizza una parte di fondi statali ed una parte di fondi europei, i quali a loro volta contengono una seconda quota di finanziamenti nazionali. Attualmente la quota di incentivazione per gli impianti a biogas - che varia da regione a regione - si colloca mediamente tra il 25 e il 50% e permette alla gestione dell' impianto di iniziare le attività riducendo la quota di capitale proprio e il ricorso ad altri enti creditizi quali le banche. Una volta che l' impianto é realizzato ed in funzione, ciò che conta non é più quanto è costato, ma quanto produce e quali altre funzioni secondarie é in grado di svolgere; di fatto il valore intrinseco di un impianto a biogas non sta solo nella sua produzione elettrica, ma anche nella produzione di calore, nell' occupazione che genera (ricchezza indiretta per il paese, quindi) e nella quota di rifiuti che riesce ad allontanare dagli altri sistemi propriamente identificati come "trattamento e/o smaltimento dei rifiuti". 

Questo ultimo punto é senza dubbio il più importante  perchè a parte i sistemi di generazione energetica da rifiuti, nessun altro sistema di produzione energetica apporta beneficio al territorio, anzi, generalmente i metodi di produzione energetica implicano o una parità di risorse (per esempio nel caso del fotovoltaico e dell' eolico, i quali non consumano nessuna risorsa del pianeta se non per la costruzione e manutenzione dell' impiantistica) o un' usura di risorse (nucleare, fonti fossili, geotermico, idroelettrico, sono tutti sistemi di produzione che usurano e riducono le risorse disponibili nel pianeta). La quantità di risorse utilizzata, rapportata alla produzione energetica ottenuta, stabilisce la convenienza o meno di un sistema di produzione, pertanto per esempio il sistema di produzione tramite reattore nucleare, avendo il maggior rapporto tra energia prodotta / risorse utilizzate,  risulta tecnicamente il miglior metodo di produzione energetica disponibile. Tutto ciò però é sempre subordinato all' unica funzione di produzione energetica. Nel caso di un impianto di produzione da rifiuti, e nello specifico di produzione di energia e calore da rifiuti organici vegetali e/o animali, il medio-alto rapporto tra energia prodotta e materiale utilizzato come carica é reso ancora più vantaggioso dal fatto che il materiale utilizzato non é una risorsa ma un rifiuto, che andrebbe altrimenti smaltito con altre metodiche, e che andrebbe ad aggravare la spesa di altre impiantistiche.

Per tutto ciò, l' incentivazione della produzione energetica da biomasse é la più sensata, ragionata, e vantaggiosa.

 

Cosa dire riguardo al secondo punto?

Sono tante le voci che contribuiscono a creare il bilancio economico di un impianto di generazione energetica da biogas. Possiamo riassumere velocemente in questa maniera:

elementi di spesa per inizio attività: lavori di scavo, opere edili, opere elettromeccaniche, unità di cogenerazione (quando presente), allaccio elettrico, allaccio termico (quando presente cogenerazione), progettazione e realizzazione lavori;

elementi di spesa per mantenimento in attività: trasporto biomassa, acquisto fermenti (e co-fermenti quando utilizzati), riparazioni e manutenzioni, smaltimento digestato, olio motore e meccanica varia, acquisto elettricità negli startup, stipendi e gestione del personale interno ed esterno (dipendenti e consulenti), assicurazione, affitti e noleggi (quando non in possesso diretto di macchine e locali), rata del prestito bancario o di altro ente creditizio;

elementi di ingresso finanziario per messa in attività: finanziamento o sussidio dello stato/regione, finanziamento bancario o altro ente creditizio, capitale proprio (e/o di terzi eventuali partecipanti)

elementi di ingresso finanziario durante l' attività: energia elettrica venduta, energia termica venduta (se presente cogenerazione)

 

Già da questo scenario ci si rende conto che le fonti di spesa sono molte di più delle fonti di ricavo, va da sè quindi che limitandosi al solo servizio di produzione energetica e termica il bilancio economico rischia di essere spesso negativo; in realtà questo é vero solo per impianti di taglia medio-grande (con carica di biomassa > 20.000 ton/anno) e solo in determinate condizioni e cioè quando ci si limita alla vendita di elettricità e di energia termica. Gli impianti di taglia medio piccola, fino alle 18.000 - 20.000 ton/ anno di biomassa trattata hanno quasi sempre un bilancio positivo anche con un minimo investimento bancario o con un minimo contributo regionale/nazionale.

Quali altri meccanismi influenzano il bilancio economico oltre a quelli dichiarati, che sono sostanzialmente quelli comuni a tutti gli impianti di questo genere? Sono prevalentemente 2: la gestione dell' acqua recuperata e la gestione del residuo solido inerte.

Queste due frazioni, a seconda di come gestite, possono essere un guadagno o una spesa per l' impianto: se l' acqua recuperata dalla biomassa viene usata solo in circolo e scaricata a fogna o in mare costituisce uno spreco e quindi una spesa, tanto più che l' impianto pagherà una tassa ambientale per l' imissione di acqua di lavorazione nell' ambiente. Lo stesso si dica per i residui poltigliosi secchi del processo (in sostanza: la biomassa secca o FOS).

Al contrario, se l' impianto dopo aver filtrato l' acqua la rivende a scopo irriguo o la fornisce ad un depuratore consortile per potabilizzazione (anche tramite miscelazione, visto che l' acqua da Osmosi Inversa é più pura di quella potabile) questa può costituire un notevole ingresso economico. Per capire le quote in gioco, si consideri che la frazione organica trattata negli impianti di biomassa contiene circa il 45-50% di acqua, dunque un impianto da 50.000 ton/anno di biomassa é capace di recuperare nei casi migliori fino a 25.000 ton/anno di acqua che rivendute concorrenzialmente per esempio ad una azienda che la utilizzi per irrigare (ponendo un prezzo medio di 0.8 euro/m3) costituiscono un ricavo di circa 20.000 euro annuali aggiuntivi. Lo stesso si dica per il FORSU: se questo viene venduto come feritlizzante o come materiale per riempimenti, garantisce un' entrata extra. 

 

Ma quali fattori si possono utilizzare invece per ridurre le spese? Si può agire sia in fase di preparazione alla messa in opera (cioè sulla prima voce: elementi di spesa per inizio attività) sia in fase operativa (agendo quindi sulla seconda voce: elementi di spesa per mantenimento in attività).

Se per esempio avessimo un maggiore capitale iniziale personale, si ridurrebbe la quota di finanziamento bancario (che é un vero e proprio mutuo da resistuire con interesse) e/o la quota di finanziamento statale/regionale; alternativamente, allungando la durata del mutuo, la rata da restituire durante la fase operativa sarebbe più bassa ed inciderebbe meno sul bilancio mensile. Certamente questo allungare il mutuo causerebbe un interesse totale maggiore, quindi il numero di rate e la somma finale da restituire aumenterebbero, ma sarà la gestione della strutura a dover valutare se preferire un mutuo breve a interesse più basso ma con rata di restituzione alta, o al contrario un mutuo lungo con interesse maggiore ma con rata di restituzione più bassa. Per intenderci: un mutuo breve con rata alta causa una maggiore probabilità di bilancio negativo fino alla fine della restituzione, ma la restituzione (salvo che l' azienda non fallisca per debiti) finirà prima e da quel momento in poi il bilancio economico dell' impianto sarà notevolmente più positivo perchè viene a mancare una consistente porzione di spesa mensile. Al contrario, un mutuo lungo con maggior numero di rate di restituzone più basse garantirebbe una maggiore possibilità di bilancio positivo durante tutto il periodo di operatività, conseguentemente un minor rischio di fallimento o di indebitamento ulteriore, ma comporta il dover sobbarcarsi una fetta consistente di spesa (la rata) per più tempo, esponendosi maggiormente a imprevisti.

 

 

Fatte tutte queste considerazioni, ribadiamo che siccome la tecnica di produzione energetica da biomassa e tramite biogas svolge contemporaneamente un secondo ed importante compito - il trattamento di una parte consistente di rifiuti organici - questo tipo di impiantistica non solo vale ogni genere di incentivazione, ma sarebbe auspicabile come scelta primaria in particolare ogni qual volta si abbia la garanzia di poterla alimentare con biomassa di composizione varia e specialmente in località ove siano presenti, non troppo distanti, attività commerciali e/o agricole nonchè agglomerati abitativi che possano usufruire di ogni singolo prodotto dell' impianto.

 

 

Per chi volesse leggere uno studio dettagliato con bilanci ambientali ed economici di 4 casi reali di diversa taglia e gestione, rimando al sito della provincia di Bolzano.

 

 

 

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