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Tecnologie Ambientali
Acqua osmotizzata
Sull' acqua osmotizzata se ne sentono tante e di ogni genere, c' é chi la paragona a un' acqua demineralizzata, chi all' acqua del “ferro da stiro”, chi la chiama “acqua sintetica”, chi la definisce l' “unica acqua pura”, chi la denigra e chi la esalta. Come spesso accade la realtà sta nel mezzo, e per conoscere e valutare questo tipo di acqua occorre conoscerne le qualità e l' impatto sul corpo umano.
Bisogna chiarire intanto che l' acqua osmotizzata fino al 2012 non rientrava pienamente in nessuna tipologia d' acqua prevista dalle normative, poiché le varie normative presenti, le tabelle di valori limite, e le indicazioni degli istituti della sanità contenevano indicazioni che non sempre si potevano applicare alle acque osmotizzate. Questo perchè, seppur generalmente l' osmosi inversa venga utilizzata a valle di un rubinetto domestico (o di una attività commerciale) e quindi sia applicata ad acque già definite potabili (salvo casi particolari, citati più sotto), il processo di osmosi inversa nasce proprio per quei casi in cui non sia stabilita o certa la potabilità di un' acqua.
Ricordiamo che il primo impiego di questo tipo di processo fu di tipo 'sussistenza militare' per quei soldati che si trovassero senz' acqua in luoghi ove l' acqua scarseggiava o poteva essere di qualità compromessa (es: acquitrini, pozzi sporchi, etc). Questi soldati furono equipaggiati con un filtro manuale nel quale potevano versare l' acqua delle fonti che si trovavano a loro disposizione, e ne ottenevano una piccola quantità di acqua ultra filtrata pressochè priva (con un abbattimento superiore all' 85% all' epoca) di ogni genere di carico salino, utile o nocivo.
Ai tempi nostri, prima della commercializzazione domestica, i filtri ad osmosi inversa son stati largamente usati per permettere alla popolazione di usufruire di acque di cava, o di acque diffuse in luoghi in cui non arrivava la rete idrica (un caso reale sigificativo si presenta nella provincia di Roma, vicino a Pomezia, località Tor Maggiore, ove un osmotizzatore del valore di oltre 20.000 euro fornisce acqua a un complesso edilizio abitativo).
Con il DM25 del Marzo 2012, ove vengono dettate le responsabilità del produttore e del distributore (e installatore) dei dispositivi di filtrazione e trattamento, l' acqua osmotizzata viene a tutti gli effetti riconosciuta per quel che é, un' acqua potabile dal basso contenuto salino.
Ciò significa che per essa valgono i valori limite dettati dalle tabelle che riguardano le acque potabili, valori che si presentano sempre nella forma di 'valore massimo' e che non sono mai raggiunti (né tantomeno superati) dalle acque osmotizzate. L' unico valore minimo fissato, quello della durezza in °f (gradi francesi: 10mg/l di ione Calcio = 1°f) che non deve essere inferiore a 15, viene generalmente rispettato dalle acque osmotizzate, la cui durezza in genere oscilla tra i 12 e i 18°f. Qualora l' acqua all' uscita della membrana osmotica sia troppo 'leggera' (durezza totale inferiore ai 15°f), la capacità filtrante della membrana può essere regolata dall' installatore per permettere un maggior passaggio di sali, in maniera più o meno selettiva (dipendentemente dall' impianto utilizzato) , ottenendo quindi un valore superiore al limite minimo. Inoltre, per legge ogni impianto di osmotizzazione deve prevedere la possibilità di essere bypassato, per permettere la miscelazione con la normale acqua di fornitura.
E' interessante notare che in commercio si trovano numerose acque oligominerali e 'minimamente mineralizzate' con durezza totale ben sotto il limite delle acque potabili (es: San Benedetto = 4.6°f; Stella Alpina = 1°f; Rocchetta = 5.9°f). Ciò é possibile in quanto le acque minerali sono considerate acque 'curative' e non sono sottoposte alle tabelle e alle normative delle acque potabili. Ma esistono anche numerosi casi di acque potabili regolarmente condotte ai rubinetti domestici in cui questo parametro non é rispettato, come mostrato dall' indagine sui valori medi di durezza delle acque condotta da Techware e Assocasa, raccogliendo i dati tramite oltre 200 specialisti sul territorio nazionale: nella sola provincia di Roma abbiamo per esempio Albano Laziale con un valore medio annuo di durezza pari a 8°f, Cervetteri e Anzio con valori pari a 13°f, Zagarolo, Bracciano e Colonna con valore pari a 10°f. Questo deve far pensare, specialmente coloro i quali sono abituati a consumare abitualmente acque oligominerali e chiunque viva in determinate zone geografiche e consumino abitualmente acqua di rubinetto o di fonte.
Un altro parametro per cui l' acqua osmotizzata potrebbe ricadere al di fuori dei parametri é la sua acidità, che spesso scende al di sotto del parametro (indicativo) di pH=6. La legge però stabilisce che il pH é un parametro di cui tenere conto qualora l' acqua si presenti come 'aggressiva' (Indice di Aggressività < 10).
Questo argomento del pH viene spesso erroneamente messo in relazione al valore medio di pH del corpo umano che deve essere neutro o leggermente alcalino (tra 7 e 8), ignorando che il pH medio é una indicazione poco significativa che tiene conto dei vari singoli pH di diverse zone del corpo umano, variante a seconda dei tessuti, degli enzimi, dei secreti coinvolti. Il pH della pelle per esempio é di circa 5.5, quello dello stomaco é circa di 1.5 / 2.2; caratterizzare come negativa quindi un' acqua per il suo pH acidulo é ingiustificato e sviante.
Si deve inoltre tenere conto che sul pH ideale dell' acqua ci sono opinioni contrastanti: c' é chi sostiene che l' acqua debba essere leggermente basica, e chi debba essere leggermente alcalina. Ognuno ha da offrire ragionamenti e motivazioni in parte valide, in parte errate (in merito verrà sviluppato più avanti un articolo dedicato).
Uno dei luoghi comuni più diffusi contro l' utilizzo delle acque osmotizzate é che queste “aumentino a dismisura la diuresi e diluiscano il contenuto salino del corpo umano”. In realtà la comparazione dei dati tra le analisi delle acque osmotizzate e quelle oligominerali mostra come queste due categorie siano in genere paragonabili; un' acqua 'purissima' di montagna per esempio ha valori di sali simili e in alcuni casi inferiori a quelli delle acque osmotizzate. Il contenuto salino dell' acqua inoltre, non influisce in modo apprezzabile sull' equilibrio salino del corpo umano che acquisisce gran parte dei suoi sali tramite l' alimentazione. Con una alimentazione equilibrata, l' apporto salino delle acque ingerite é minimo salvo quei casi particolari di acque ricchissime (e non povere) di uno o più elementi. Casi simili si presentano comunemente sia con acque commerciali che con acque potabili. Sono famosi i casi di acque sarde con durezza superiore a 80°f, e le acque potabili di Civitella San Paolo (RM) con valore medio di 70°f e quella di Marano Equo (RM) con valore pari a 79°f. Acque simili, con il loro altissimo contenuto di Calcio, sicuramente influenzano l' equilibrio del corpo umano. Al contrario acque con contenuto salino portante a una durezza anche di poco sotto il limite minimo di legge (che non é mai un limite minimo di fabbisogno per la salute) poco entrano in gioco nel rispetto dell' equilibrio corporeo.
Un' altra critica, forse la più assurda, tra quelle mosse alle acque osmotizzate, é il loro essere “senza sapore”. A tal proposito ricordiamo che la normativa stabilisce che le acque ad uso alimentare e in genere le acque potabili debbano essere: “inodori, incolori e insapori”.
Un' osservazione finale: in India, a causa delle particolari condizioni igieniche, ormai da anni per legge é venduta ed utilizzata a scopo alimentare solo ed esclusivamente acqua osmotizzata. L' acqua proveniente dai bacini, spesso sporchi e con carica biologica elevata, viene infatti sottoposta a trattamento di osmosi e successiva ozonizzazione per eliminarne la (eventuale) carica batterica. Oltre alla comunque acqua da bere, anche tutte le bibite in vendita nelle attività commerciali vengono prodotte esclusivamente con questo tipo di acqua. In alcuni casi, ma non é un requisito di legge né una indicazione normativa, le aziende sono libere di aggiungere alcuni sali ove il processo di osmosi non sia abbastanza selettivo.
Fonti utili: