Estratto da De Homine #4
- Alessandro Demontis
- 25 lug 2019
- Tempo di lettura: 4 min
[...] Fin qui la nostra ricostruzione di massima della storia delle popolazioni mesopotamiche, basata su nozioni comunemente accettate e presenti nei testi scolastici o specialistici; tale ricostruzione però non rende assolutamente giustizia alla grandezza di questi popoli nè presenta (e tanto meno risolve) molti dei misteri legati alle popolazioni di questa parte del globo. Il primo tra tutti, sicuramente, é l' improvviso sorgere di Sumer dalla piattezza che per i 2500 anni precedenti aveva caratterizzato lo scenario storico e sociale mesopotamico: tutto il periodo Ubaid era stato un lungo, continuo, e stabile periodo basato su un modello di città aperte dove si praticavano l' agricoltura e l' utilizzo di ceramiche; l' arte era abbastanza povera, e nessuna conquista tecnologica risale a questo periodo. Improvvisamente, poi, tra il 3800 ed il 3500, nel sud della Mesopotamia vediamo arrivare l' uso della ruota, l' uso della fornace ad alta temperatura, la produzione in metallo decorato, la tessitura avanzata del cotone e della lana, la produzione di una prima forma di moneta di scambio, la nascita di città racchiuse da mura, ed una organizzazione societaria gerarchicamente regolamentata. Sorprendentemente, alcune di queste pratiche non erano presenti nelle regioni vicine nemmeno in forma grezza, mentre erano praticate già da oltre un millennio in Egitto (come la tessitura a 9 e 12 trame). Nel giro di meno di 2 secoli, poi, ecco arrivare a Sumer la scrittura pittografica, ben 100 anni prima dell' arrivo della scrittura geroglifica in Egitto. Purtroppo quasi tutti i ricercatori alternativi – in passato ed anche in tempi recenti – hanno utilizzato spesso termini come “da un momento all' altro” per descrivere la velocità con cui Sumer sorse e si sviluppò, attirando l' ira ed il contrasto da parte dell' Accademismo che preferisce invece parlare di graduale e continuo sviluppo, citando sempre il lungo periodo Ubaid per smorzare e negare questo concetto di sviluppo velocissimo. Si passa quindi da un estremo all' altro e, come sempre, la verità sta nel mezzo: sta di fatto, comunque, che il sorgere di Sumer in tutto il suo splendore in meno di 5 secoli é davvero uno sviluppo che potremmo definire improvviso, quando paragonato ai circa 2500 anni di piattezza precedenti. Un evento così improvviso si avrà soltanto un' altra volta nella Storia, e succederà in America, quando nel 3300-3200 a.C. circa in Mexico la fase Albejas rompe la continuità durata dalla lunghissima fase iniziale Diablo (11000 a.C. Circa) a tutta la fase Coxcatlan.
Un secondo importante mistero riguardante la regione di Sumer é la sua lingua. Ritenuta ancora oggi erroneamente un 'isolato linguistico' da molti accademici, questa sembra invece una matrice base per lo sviluppo di altre lingue, ed ancora oggi, leggendo i lessici sumeri, é possibile trovare corrispondenze quasi perfette tra sumero e svariate lingue; eminenti studiosi, accademici e non, hanno indagato questo fenomeno a partire dalla fine del XIX secolo trovando similitudini tra il lessico e la lingua sumera e le lingue cinese, ungherese, tamil, turco, polacco, lituano, sardo, e perfino basco e aymara. Un gruppo di studiosi, tra i quali menzioniamo il linguista Gordon Whittaker dell' Università di Göttingen, ha analizzato la possibilità che la lingua sumera fosse a sua volta un derivato di un gruppo di lingue chiamate Eufratiche ("The Case for Euphratic", 2008). Dallo studio di Whittaker leggiamo che “Il sistema di scrittura cuneiforme, il lessico sumerico e accadico ed i toponimi della Mesopotamia meridionale conservano le tracce di una lingua indoeuropea precedente di oltre un millennio” e la mente non può non ritornare a quanto abbiamo scritto sulla cultura Vinča e sulle tavole trovate nel sud della Romania e della Serbia contenenti segni pittografici del tutto uguali a quelli usati a Sumer 1500 anni più tardi. L' idea di una lingua precedente quella sumera non nasce però in tempi così recenti, infatti già nel 1944 Benno Landsberger lanciò una simile provocazione ("Die Anfänge der Zivilisation in Mesopotamien", 1944) supponendo sempre una lingua non semitica estranea al ceppo presente in tutta la Mesopotamia. L' idea di base, é bene riassumerlo, é quella di una protolingua, dalla quale il sumero é derivata circa 6000 anni fa, che veniva scritta con un set di segni pittografici adottati poi nelle lingue derivate: di questa idea era il massimo esperto di proto-cuneiforme Robert Englund ("Texts from the Late Uruk period", 1998) e noi, cogliendo pienamente questa idea, ci spingiamo ad affermare che tale lingua non era una lingua locale, ma proveniva e iniziò a diffondersi dalla Turchia dell' Est, ai confini con l' Armenia. Quella regione, nei testi assiri del XIII secolo a.C., era chiamata Nairi e Urartu e si trova intorno al Lago Van (chiamato anche Mare del Nairi); la regione era abitata almeno dal 16.000 a.C. (cultura Traiertiana – si veda "Asie centrale: vers une redéfinition des complexes culturels de la fin du Pléistocène et des débuts de l’Holocène" di Frédérique Brunet, 2002) e da qui vennero in passato diverse popolazioni misteriose tra cui i famosi Urartei, un popolo molto simile a quello sumero-accadico. Qui si trova anche il monte Ararat, il luogo che funge da perno della Civiltà sia nei racconti biblici della Genesi, sia nei racconti sumeri (Epopea di Gilgamesh). Diversi toponimi urartei, inoltre, sembrano presi tal quali da nomi di città mesopotamiche, mostrando le stesse radici e le stesse sillabe; tra questi come non riconoscere come tipicamente sumero-accadici nomi come Ishkugulu, Ishtamani, Eriaki, Makaltu, Tuliku, e Aramili?
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